RECENSIONI DI LIBRI SULLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA - 1998

 
    Tema di queste recensioni è la Repubblica Sociale Italiana. Le recensioni, inizialmente riprese soprattutto dal mensile NUOVO FRONTE di Trieste, sono poi state integrate anche con altre di diversa fonte, ivi compresa -talvolta- le presentazioni di copertina. Quando si è potuto abbiamo aggiunto le immagini delle copertine e queste sono state proposte, in attesa di recensione che non abbiamo, anche per libri che a nostro avviso potevano rientrare in questo soggetto.
    Si fa presente che il criterio di scelta è stato molto ampio. Talvolta trattasi anche di libri che trattano solo marginalmentre di RSI  (per esempio: foibe etc.) o di argomenti che, per vicende storiche, in qualche modo sono con la RSI connessi (per esempio: novità importanti anche sul ventennio fascista.
    Si sta cercando di associare ad ogni titolo le notizie presenti nel CATALOGO IN RETE OPAC che copre tutte, quasi tutte, le biblioteche d'Italia. Questo permetterà ai lettori di conoscere la più vicina ubicazione accessibile della pubblicazione.
    Nel corso di tale integrazione abbiamo ritenuto di segnalare anche i titoli che risultavano presenti in OPAC al Soggetto: "Repubblica Sociale Italiana".
    L'ordine temporale di presentazione dei libri è quello di edizione basato sul Catalogo OPAC. Se è presente più di una registrazione in OPAC le abbiamo presentate tutte per non omettere ogni possibile ubicazione. Se le registrazioni risultano in anni diversi abbiamo collocato il titolo (eventuale recensione ed eventuale copertina) nell'anno di edizione più datata, lasciando accanto anche altre registrazioni più recenti (forse quest'ultimo criterio sarà in futuro corretto).
    Poichè molti titoli sono sprovvisti di recensione saremo grati al lettore che vorrà collaborare inviandoci eventuale recensione di terzi (completa di fonte) o anche propria recensione accompagnando l'invio con proprio nome o pseudonimo.
ULTERIORI TITOLI SI POSSONO OTTENERE RICERCANDO IN OPAC CON LE PAROLE REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA OPPURE CON LE PAROLE 1943-1945 (O ALTRO) NEL CAMPO "TUTTI I CAMPI". SE SI VOGLIONO I TITOLI COMPLETI USARE LA VARIANTE SUTROS INVECE CHE ISBD.         

 



I VOLANTINI DELLA RSI Un mezzo di propaganda
Novantico Editore 1998 80 pag.- Formato cm 17x24 -  77 illustrazioni in bianco e nero + 5 a colori € 8,00

Ezra Pound RADIODISCORSI
Introduzioni contrapposte di Andrea Colombo e Piero Sanavio Edizioni del Girasole Lire 25.000 Ravenna - Via Paolo Costa 10 - Tel. 0544/212830 - Fax 0544/38432 - Pagine 275. 1998
È un testo che fa riflettere.
È un testo che ci fa comprendere perché venne scatenata la guerra contro l'Italia da parte delle potenze Alleate.
È un testo che chiarifica in che modo l'usura e lo sfruttamento del lavoro governino il mondo, adattandosi alle situazioni, corrompendo tutto e tutti in nome dell'accumulo della ricchezza globale.
Il quarantennale della liberazione di Ezra Pound (1958) dall'ospedale psichiatrico di St. Elisabeth (USA) ha fornito l'occasione per pubblicare cinquanta dei centoventi radiodiscorsi indirizzati da radio Roma agli ascoltatori di lingua inglese dal 31 gennaio 1941 al 25 luglio 1943 per il Programma "American Hour''.
Furono questi discorsi che causarono l'internamento di E. Pound per ben 13 anni in un manicomio criminale; senza processo!
Il 3 maggio 1945 viene catturato da alcuni partigiani. Consegnato alle Autorità Statunitensi fu assegnato ad un campo di concentramento per disertori, nei pressi di Pisa, dopo settimane di duri interrogatori. Per tre settimane è rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto alle intemperie ed a stretta sorveglianza. Ha un collasso. Finalmente viene ricoverato sotto una tenda; si riprende ed ottiene il permesso di scrivere: compone i "Canti Pisani''. Il 18 novembre è rimpatriato. Nel manicomio criminale compone numerose opere. Nel 1949 i "Canti Pisani'' vengono definiti la migliore opera di poesia pubblicata in quell'anno. Il mondo artistico e culturale si divide nella polemica pro o contro Pound. Nel 1958 viene liberato in seguito al ritiro della accusa di tradimento da parte della Corte Suprema. La liberazione era stata ottenuta per la forte pressione degli scrittori di lingua inglese con in prima fila T.S. Eliot, Archibald MacLeish e Ernest Hemingway.
In luglio rientra in Italia, a Merano presso la figlia Mary da Rachewiltz (che chiuderà questo testo con due interessanti interventi). È l'Italia la Sua Patria, l'ha scelta molti anni prima dopo aver girovagato per il mondo, alla ricerca della giustizia, di quel buon governo che opera per il bene del popolo, ove l'usura e lo sfruttamento non siano gli elementi dominanti, ove l'oro non sia privilegiato rispetto al lavoro.
L'Italia di Mussolini gli appare come un cantiere ove si opera; ove il lavoro ed il produttore sono gli attori principali per costruire una nuova società. È libero chi non è schiavo dell'usura, chi non è vittima dei potentati economici, dei poteri forti che condizionano tutto.
"Il lavoratore non vuole governare, vuole il buon governo''. Da questa affermazione nasce il convincimento che il sistema corporativo, che prevede la partecipazione di tutte le categorie produttrici alla formazione delle norme e delle leggi che amministrano la società, sia migliore di quello basato sul partitismo soggetto alla corruttela dei poteri interessati allo sfruttamento della ricchezza nazionale e mondiale. Pound aveva ben analizzato la diagnosi marxista ma aveva subito constatato che non produceva effetti perché non era incentrata sull'uomo, ma considerava lo stesso come materia per la produzione, da gettare quando non più produttivo, da sfruttare in ogni modo per lo stato comunista, senza dargli in cambio un benessere almeno vicino alla ricchezza prodotta. L'Unione Sovietica era caratterizzata da schiavi, da razioni, da alloggi promiscui ed affollati. In Italia trovò le bonifiche, con la distribuzione delle terre ai coltivatori non sottoposti all'usura bancaria per il riscatto dei poderi, con l'acquisto del raccolto garantito anche nel prezzo che non seguiva il mercato estero sottoposto al capriccio dei cambi. Trovò il fermento delle grandi opere di elettrificazione, di disciplina delle acque, portando il prezioso liquido nelle regioni sitibonde e povere, di costruzione di strade ed opere pubbliche. In Italia venivano attuati gli interventi nel campo della medicina sociale (con la sconfitta della tubercolosi), la tutela del lavoro, le assicurazioni sociali, la riforma del sistema bancario, il progresso nel campo tecnico, la tutela dell'arte libera in ogni sua espressione, la cura per la gioventù, l'onestà ripristinata come valore, la giustizia e l'equità poste a fondamento del vivere civile.
Pound fu impressionato da tanta vitalità.
Confrontava la miseria dei sobborghi delle città inglesi ed americane, la schiavitù e lo sfruttamento dei cittadini sovietici, il gioco di chi con trucchi e corruzioni sfruttava il commercio mondiale senza remore, il disordine in ogni campo, l'incultura di questi paesi, con quanto si stava realizzando in Italia.
Da qui nasce l'ammirazione per Mussolini, che paragonò a Jefferson, da qui tenta ogni passo per contrastare la violenta campagna che i mass media mondiali ponevano in atto contro l'Italia fascista, tradita da Wilson a Versailles. Propaganda la nostra cultura con passione, invita gli anglosassoni a conoscere la classicità greco-latina, madre della civiltà occidentale.  Fa di tutto per scongiurare la guerra contro la Germania e l'Italia, colpevoli di essersi sottratte ai grandi usurai. Bolla come un crimine l'alleanza con l'Unione Sovietica. Bolla come menzognero l'insegnamento della storia e dell'economia.
Si chiede: perché l'America è entrata in guerra, chi la minacciava? Giunge ad affermare che "ogni uomo di buon senso preferisce il fascismo al comunismo dal momento che apprende qualche fatto concreto su entrambi'', "né l'agricoltore né l'uomo d'affari hanno nulla da sperare nel sistema comunista''. ''La guerra degli Stati Uniti è il frutto di fraintendimenti, d'ignoranza e confusione di non conoscenza''.
Per finire con le citazioni: "Questa guerra non è stata causata da alcun capriccio di Mussolini. Essa fa parte di quella guerra secolare che si combatte fra gli usurai ed i contadini, tra l'usurocrazia a chiunque compie un'onesta giornata di lavoro con la mente e con le braccia''.
I radiodiscorsi presentati appassionano ed impressionano. Sono il frutto della sensibilità di un grande personaggio della cultura mondiale che si impone al rispetto di amici ed avversari, che aveva visto realizzati i suoi sogni per una società "in itinere'' che con la propria autarchia si sottraeva all'usura del grande capitale, senza nulla togliere alla capacità imprenditoriale ed al diritto di proprietà nel segno dell'equità sociale. Il Suo sogno era un mondo ove una famiglia con due figli ed un solo reddito potesse vivere confortevolmente.
Questo grande idealista dal 1° novembre del 1972 riposa a Venezia nel cimitero protestante dell'isola di S. Michele.
È soprattutto ai giovani che raccomando questa lettura che ci offre uno squarcio di cielo pulito, la diagnosi di tanti mali e la precognizione di ciò che oggi siamo: vittime di una propaganda ignobile che altera ogni verità storica pur di preservare il potere e la ricchezza dovuta allo sfruttamento usuraio.
NUOVO FRONTE N. 198. 2000. Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno
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ANTICIPAZIONI Escono gli interventi con cui il poeta americano esalto' il fascismo dai microfoni dell' Eiar. L' inedito Pound, i radiodiscorsi maledetti "Ma nessuno puo' accusarmi di avere tradito il mio Paese"
----------------------------------------------------------------- ANTICIPAZIONI Escono gli interventi con cui il poeta americano esalto' il fascismo dai microfoni dell' Eiar Pound, i radiodiscorsi maledetti Un conto e' la vita di un artista e un altro la sua opera, l' unica che alla fine resta. Se cosi' non fosse, sarebbe da mettere al bando sia chi picchia la moglie sia chi fa scelte politiche scellerate. E qui le cose si complicano, perche' in materia di morale le valutazioni possono essere diversissime. La premessa e' necessaria nel momento in cui si annuncia la prima traduzione in italiano dei Radiodiscorsi di Ezra Pound (1885 - 1972), trasmessi dall' Italia in inglese e destinati soprattutto al pubblico d' oltreoceano. Il poeta americano volle pubblicamente prendere posizione in favore del fascismo dal gennaio 1941 (prima dell' entrata in guerra degli Usa) al luglio 1943 (quando Mussolini era sul punto di cadere). Dei centoventi discorsi ne appaiono ora cinquanta, tradotti da Andrea Colombo. Percorrendo questi Radiodiscorsi, e' possibile fugare ogni dubbio. Pound ammiro' Mussolini e persino Hitler. Non per convenienza ne' per cinismo, ma inseguendo una propria utopia. Per lui il capitalismo era usura generalizzata e concentrata nel sistema bancario. Contro questo male, gia' stigmatizzato da Dante, vagheggiava un' economia ispirata al socialismo corporativo di C.H. Douglas: ristretta circolazione della carta moneta e scambio diretto dei prodotti. Estendendo l' idea - per lui ovvia - che l' ebraismo coincidesse con l' usura, fu anche antisemita. Ma, commenta Alfredo Rizzardi, introducendo i Canti pisani da lui tradotti nel 1952: "Anche se Pound avesse capito qualcosa del fascismo e del nazismo, il che sembra alquanto improbabile, sarebbe certamente rimasto inorridito da Buchenwald e da Mauthausen". Pound cerco' un ritorno alla societa' rurale nel corporativismo fascista e su questo proietto' un paradigma mitico: la societa' del buon governo voluta da Confucio. D' altra parte, aveva insistito su tali questioni (sia in prosa sia nella poesia dei Cantos, dove ritornano ossessivamente) gia' prima dell' avvento del regime. In questo assomiglia a un poeta romantico (e' stato giustamente comparato a Byron): sente di dover assumere un ruolo sociale, che lo spinge a esporsi, ad ammonire gli americani, a rivelare loro le malefatte di Roosevelt. Da pacifista, compiange una generazione destinata al macello. In un' intervista a Pasolini, Pound disse: "Buona parte della letteratura nasce dall' odio". Se e' vero, molte di queste pagine, cosi' spesso oscure per i farraginosi dettagli economici, sono documenti letterari. Basterebbero gli incipit, il modo sempre diretto e incisivo con cui iniziano, per suggerire l' idea di un parallelo necessario con i Cantos, il poema epico cui Pound attese quasi tutta la vita. Oltre all' odio per la classe dirigente americana, si avverte l' entusiasmo per l' uso del nuovo mezzo, la radio, per il "concetto italiano di civilta" che il fascismo pareva rappresentare. Per esempio, offrendo "liberamente" il microfono a un poeta che, come un moderno Don Chisciotte, prende la parola su tutto: "Ezra Pound vi parla da Roma, in un regime dove la liberta' e' considerata un dovere". Con trionfante compiacimento, confronta la vita degli operai tedeschi e russi. Interviene sulla morte di Joyce, da lui scoperto e lanciato quando viveva a Londra negli anni ' 10. E dedica piu' di una puntata alla lettura dei suoi testi poetici. A piu' di cinquanta anni di distanza, molto altro da leggere non c' e' . Maggio ' 45, la liberazione. Pound fu arrestato dagli alleati, accusato di tradimento, messo (letteralmente) in gabbia, vicino a Pisa. A novembre fu rimpatriato per il processo. Per evitargli la pena di morte, fu rinchiuso per dodici anni in manicomio. Liberato nel ' 58, torno' in Italia, a Merano presso la figlia e a Venezia. La vicenda fece molto scalpore. Ma quale traccia ha lasciato nell' opera? Si devono alla prigionia alcuni dei Canti piu' belli, quelli appunto intitolati pisani. Come se Pound, al pari di altri grandi poeti del ' 900, fosse dovuto passare attraverso un "martirio" per raggiungere i risultati piu' alti. L' inferno della detenzione (alleggerita da molte visite) non muta, pero' , la posizione del poeta. Nessuno scioglimento definitivo interviene a liberare il canto. Le difficolta' di lettura restano: in quella palestra per gli esegeti che e' il poema, fra mille rimandi a testi e personaggi storici, non ci si raccapezza senza un mare di note. Alcune pagine si alzano sulle altre con una forza irresistibile. La tecnica del frammento non tarda pero' a riprendere il sopravvento, imponendo al testo una profonda e insanabile rottura. Per questa via, Pound rappresenta piu' di chiunque altro un certo tipo di Novecento. Rappresenta le arditezze e le contraddizioni di un tempo che ormai viviamo come gia' storico. Ermanno Krumm a * Il libro: "Radiodiscorsi", di Ezra Pound, Edizioni del Girasole, 275 pagine, 25.000 lire, in libreria nei prossimi giorni. Introduzioni di Andrea Colombo e Piero Sanavio. Con due interventi di Mary de Rachewiltz, figlia di Pound. ----------------------------------------------------------------- L' INEDITO "Ma nessuno puo' accusarmi di aver tradito il mio Paese" Dal libro "Radiodiscorsi" anticipiamo il testo, finora inedito, che Pound scrisse al suo ritorno in Italia per replicare all' accusa di tradimento. Ezra Pound non trasmetteva propaganda dell' Asse. Parlava da americano su questioni americane. Veniva ripetutamente trasmesso che "non gli sarebbe stato chiesto di dire alcunche' di contrario alla sua coscienza o contrario ai suoi doveri di cittadino americano" fino a quando, stufo di ascoltare sempre la stessa formula, chiese, stupidamente, di ometterla per risparmiare tempo. L' affermazione venne pubblicata all' epoca sul settimanale "Time" ed e' ora contenuta nel "Who' s who" britannico. La promessa venne fedelmente mantenuta dal governo italiano. Non ha mai sostenuto che l' esecutivo non debba MAI oltrepassare i suoi poteri (poteri legali, costituzionali). Credeva che QUANDO accadono tali eccessi, SE nessuno protesta, ogni liberta' sara' perduta. (Pericolo sempre piu' evidente per un numero crescente di persone). E.P. non ha mai ricevuto istruzioni da persona o potenza straniera sul contenuto dei suoi radiodiscorsi. L' unica volta che chiese cosa potesse interessare ad un italiano, Pavolini suggeri' di parlare di religione. Dio solo sa perche' . Ma a parte questo, probabilmente irrilevante ai fini dell' inchiesta, la Corte di Boston ha dichiarato: non c' e' tradimento senza dolo. E.P. ha detto di non aver mai tradito nessuno. Ed Hemingway ha sostenuto che E.P. sarebbe incapace di tradire. Questa e' un' opinione che puo' riguardare i fatti solo in relazione ad Hemingway, che l' ha sostenuta come opinione. Ezra Pound
Krumm Ermanno. Pagina 35 (22 dicembre 1998) - Corriere della Sera


 
Luca Tadolini I FRANCHI TIRATORI DI MUSSOLINI
Edizioni all'insegna del Veltro L. 30.000 pag. 207
Tadolini, Luca
ISBD: I franchi tiratori di Mussolini : la - Parma : Edizioni all'insegna del Veltro, stampa 1998 - 205 p. : ill. ; 21 cm. - L' altra Europa
Collezione: L' altra Europa
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Tadolini, Luca
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA
RE0052 - Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia - RE
TO0277 - Biblioteca storica della Provincia di Torino - Torino - TO
TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\REA\0042827
Presentazione in Formato ISBD
    Qualche cosa si sapeva sull'azione dei franchi tiratori a Firenze. Su Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Milano c'era il buio completo. In "La pelle" Curzio Malaparte, con grande efficacia, descrive la fucilazione, a Santa Maria Novella, (lì un gruppo di giovanissimi repubblicani, spavaldi e sfottenti, accusati d'essere dei franchi tiratori. Nell’immediato(dopoguerra l'argomento dei franchi tiratori era appena sussurrato, ma non trovava corpo in riferimenti esatti, come se fosse una pagina da non ricordare pena la correità).
    Con il testo di Tadolini si apre uno squarcio su questa pagina di storia che vide ragazzi e ragazze, popolani e borghesi, imbracciare un'arma per rendere dura la conquista della propria città, lei contrasto con il popolino osannante e speranzoso d'essere uscito dall’incubo della guerra.
    L'azione di guerriglia urbana, a Firenze, fu la più consistente, sia per l'ambiente cittadino che favoriva un'ottima distribuzione della postazioni di tiro e la possibilità di sganciamento attraverso le fognature ed i tetti, che per il numero dei combattenti.
    Nelle altre città sopra menzionate, la resistenza all'ingresso del nemico è la dimostrazione che, nonostante la guerra volgesse al termine, vi erano degli italiani che non accettavano la sconfitta, sconvolgendo il piano dei "festeggiamenti".
    Non si è a conoscenza di quanti furono i franchi tiratori e quanti scamparono alle esecuzioni sommarie cui furono sottoposti.
Nel testo presentato l'Autore, basandosi su una documentazione depositata presso gli Istituti Storici della Resistenza, ricostruisce, negli elementi essenziali, tutta la vicenda; i giudizi e le valutazioni debbono essere interpretati e sfrondati dalla guasconeria, dall'arroganza e dalla mancanza di capacità critica, che dovrebbero essere prerogativa dei relatori partigiani, i quali indulgono invece in apprezzamenti odiosi, sgrammaticati e confusi nei numeri, nei luoghi e nelle circostanze.
    A leggere bene, a volte si scopre il falso, come quando viene riferito che nelle tasche di un franco tiratore vennero rinvenuti rotoli di carta moneta: la zecca italiana ha sempre stampato e distribuito fogli ed anche nelle ore più confuse non ha mai derogato dai controlli delle emissioni.
    Trascurando questi particolari, non dovuti a Tadolini ma alle cronache partigiane, l'opera dell'Autore giunge opportuna per chiarire fatti non conosciuti, per porre in evidenza i Il sacrificio di ragazzi e ragazze che, pur sapendo di combattere senza scampo, combatterono contro il nemico fino all’ultimo colpo, affrontando i plotoni d'esecuzione con fierezza e coraggio.
Il testo è ben sviluppato ed organico all’argomento, desta l'interesse del lettore che difficilmente rinuncia alla lettura prolungata per conoscere i particolari delle azioni.
    Cartine topografiche delle città sopra richiamiate, vengono riportate con l'indicazione dei centri di fuoco dei franchi tiratori.     Dall’esame delle cartine risulta con chiarezza l'ottima distribuzione delle zone di tiro.
    La pubblicazione è d'interesse militare.
NUOVO FRONTE N. 193 (1999) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
Gianni Bianchi I RAGAZZI DEL GRUPPO BUSCAGLIA "La storia di Carlo Faggioni e dei ragazzi degli altri Gruppi di Aerosiluranti nelle battaglie aeronavali del Mediterraneo’’
Edizione 1998 - Tipografia Grafica Apuana - Massa - pag. 160
    L’Autore non è uno scrittore, non ha partecipato alla seconda guerra mondiale (è nato nel 1948), non è stato e non è coinvolto nelle vicende politiche del passato e del presente: è un cittadino italiano, commerciante, sportivo generoso dai buoni risultati sia nel tennis che nella vela (in diverse regate nazionali ed internazionali) che s’è posto dei perché, che non accetta la discriminazione cui è sottoposto a Massa, sua città, un fulgido esempio di valore, di amor di Patria e di coerenza come il Capitano pilota Carlo Faggioni, osannato fino al 1943, e vergognosamente "cancellato’’ per la sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana.
    Come ispirato e guidato da una forza esterna, Gianni Bianchi decide di fare qualche cosa che riproponga Carlo Faggioni all’attenzione dei suoi concittadini, immemori e smemorati, e così scrive e dà alle stampe il testo presentato.
    È un libro da brivido, che commuove e fa riflettere.
    Scritto con chiarezza e fluidità, senza retorica e lirismi, con la semplice esposizione dei fatti, degli avvenimenti e dei sentimenti introduce il lettore in una dimensione indescrivibile, creata da Uomini che del Dovere avevano fatto una religione.
    Personalmente ho avuto l’onore di conoscere alcuni degli scampati al grande sacrificio e con i figli dei Caduti ho condiviso la disciplina dell’Istituto "Umberto Mad-dalena’’ dell’Opera Nazionale Figli Aviatori. È stata un’esperienza che ha formato e consolidato i miei sentimenti ed i valori che ispirarono quegli Eroi.
    Che cosa erano le battaglie aeronavali? Come avvenivano le azioni di siluramento delle navi? Quale era il morale degli equipaggi di volo? Quali erano le riflessioni ed i pensieri di questi Aviatori che si apprestavano ad attaccare le navi, volando a pelo d’acqua o nelle gole dei monti, per guadagnare qualche secondo di sorpresa prima di finire nella trappola mortale della caccia nemica e della contraerea, affidando lo scampo al destino o alla fortuna?
    L’8 settembre 1943 come fu vissuto, nella tragedia dell’abbandono totale dei Comandi Superiori e di Casa Savoia?
Come e perché furono operate le scelte di campo Nord/Sud da parte degli Aviatori che, in entrambi i casi, furono combattenti generosi, desiderosi solo di riscattare l’Italia dall’ignominia e dal disonore?
    Faggioni con la R.S.I.; Graziani, Erasi al Sud: chi è nel giusto?
    Il libro di Bianchi ci fa dedurre delle risposte.
    I combattimenti affrontati prima e dopo l’armistizio, con indomito coraggio, descritti efficacemente con realismo, la capacità organizzativa di Faggioni, l’ascendente carismatico che esercitava su piloti e specialisti, l’impegno sempre profuso fino allo schianto finale, nell’azione di siluramento delle navi nemiche ad Anzio, fanno di questo Eroe purissimo un punto di riferimento per tutte le generazioni, ma questo riferimento, portatore di grandi valori, viene occultato perché non è "politicamente corretto’’
    Infatti, come può trovare spazio fra coloro che, avendo venduto l’Italia, sono stati salvati dall’Articolo 16 previsto dal trattato di pace? Come trovare spazio fra le spie che hanno venduto l’Italia al K.G.B.? Va bene così! Gli italiani, dopo essere stati governati per mezzo secolo da ladri e spioni, dopo la sbornia antifascista, ritroveranno se stessi e chi ha dato tutto per l’Italia, sarà onorato senza distinzione di parte.
    Il libro di Bianchi è un grande passo in avanti, è come avere innestato la prima marcia, il resto verrà da solo!
Capitano Pilota Carlo Faggioni: una Medaglia d’Oro al Valore Militare, una Croce di Ferro di Prima Classe, 5 Medaglie d’Argento al Valore Militare, 3 Medaglie di Bronzo al Valore Militare.
    Marino Marini: 10 Medaglie al Valor Militare, due promozioni per merito di guerra, citato più volte sui bollettini di guerra, degradato per la sua appartenenza. Alla RSI, alla sua morte non ha avuto neanche l’onore di un picchetto di rappresentanza dell’Arma che aveva fedelmente servito.
    È ora di cambiare rotta.
NUOVO FRONTE N. 195 (1999) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
IL DISSENSO CLANDESTINO 1943-1945 NELLE REGIONI MERIDIONALI OCCUPATE DAGLI ANGLO-AMERICANI  Atti del Convegno di Studi Storici tenutosi a Napoli l’8.XI.1998
ISTITUTO DI STUDI STORICI ECONOMICI E SOCIALI. Via Salvator Rosa 299 - 80135 Napoli, Tel. 081/5495081 - 680755
ISBD: Atti del Convegno di studi storici tenutosi a - Napoli : Istituto di studi storici economici e sociali, stampa 1998 - 159 p. : ill. ; 21 cm.(( - In testa al front.: Istituto di studi storici economici e sociali, I.S.S.E.S.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Istituto di studi storici economici e sociali
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
Codice identificativo: IT\ICCU\CFI\0444051
Istituto di studi storici economici e sociali
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ISBD: Il dissenso clandestino 1943-1945 nelle - 159 p. ; 21 cm.(( - Prima del tit.: Atti del convegno di studi storici tenutosi a Napoli l'8 novembre 1998 su.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Istituto di studi storici economici e sociali
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: MI1260
RM1189 - Biblioteca della Fondazione Ugo Spirito - Roma - RM
Codice identificativo: IT\ICCU\MIL\0455250
    Il testo presentato raccoglie relazioni, interventi, comunicazioni e testimonianze che hanno dato vita al Convegno patrocinato da Antonio Rastrelli, Presidente della Regione Campania.
    Il Convegno è stato reso possibile dall’opera del Presidente dell’ISSES, Uccio de Santis, che si ripropone altre iniziative per fare uscire allo scoperto la Verità negata.
    Dagli interventi e dalle testimonianze viene posto in evidenza quanto già il libro di Francesco Fatica aveva enunciato ("Mezzogiorno e Fascismo clandestino 1943-1945’’); nell’Italia del Sud occupata dagli "Alleati’’ s’era sviluppato, specie fra i giovani, un movimento fascista clandestino che impensierì le Autorità d’occupazione ed il Governo Badoglio.
Tale movimento non attuò azioni di guerriglia, per volere espresso di Mussolini, contrario allo spargimento di sangue fraterno e per non suscitare rappresaglie nei confronti della popolazione.
    Le azioni di sabotaggio furono attuate dagli Agenti della RSI che furono sottoposti, quando presi, a sevizie, processati e fucilati. Le organizzazioni fasciste clandestine limitarono la loro azione a forme di propaganda e alla partecipazione diretta ai sommovimenti popolari che, specie in Sicilia, si manifestarono in occasione del richiamo alle armi nell’Esercito badogliano.
Il Principe Pignatelli e la consorte Maria hanno dato un notevole contributo al fascismo clandestino del Sud che nasce spontaneamente, come ribellione agli eventi che misero in ginocchio la Patria e come contraltare ai tanti voltagabbana. Non furono pochi i processi istruiti contro gli animatori del fascismo clandestino e le condanne furono anche pesanti.
Enzo Erra conclude con lucida chiarezza, portando la sua testimonianza e l’interpretazione degli avvenimenti che sono la palese dimostrazione di quanto l’Idea sia radicata nell’animo degli italiani che più amano il proprio Paese.
Il volume è molto interessante sia perché porta testimonianze vissute e sia perché apre una nuova pagina nel libro della conoscenza storica dell’Italia.
NUOVO FRONTE N. 194 (1999) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
 
 
Riccardo Lazzeri ECONOMIA E FINANZA NELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (1943-1945) Introduzione di Gianfranco Monti
Pagine 266 Lire 36.000, Casa Ed. Terziaria,(ASEFI - Via S. Simpliciano 2 - 20121 MILANO).
Lazzeri, Riccardo <1927- > 
ISBD: Economia e finanza nella Repubblica sociale - [Milano] : Terziaria, stampa 1998 - XVII, 266 p. : ill. ; 22 cm. - Saggi 
Collezione: Saggi 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-86818-26-2 
 Bibliografia Nazionale - 99-10224 
Nomi: Lazzeri, Riccardo <1927- > 
Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Economia e finanza nella RSI (1943-1945). 
Soggetti: Repubblica sociale italiana <1943-1945> - 
 Politica economica 
 Repubblica sociale italiana <1943-1945> - 
 Politica finanziaria 
Classificazione: 338.945 - SVILUPPO ECONOMICO E POLITICHE DISVILUPPO. ITALIA 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni:   AQ0167 - Biblioteca della Facoltà di economia dell'Università degli studi di L'Aquila - L'Aquila - AQ 
 BO0304 - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - BO 
 BO0305 - Biblioteca comunale di Storia della Resistenza - Bologna - BO 
 FE0152 - Biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia Amleto Bassi dell'Università degli studi di Ferrara - Ferrara - FE 
 FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
 FI0101 - Biblioteca Marucelliana - Firenze - FI 
 MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI 
 MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI 
 MI0305 - Biblioteca Ferruccio Parri - Milano - MI 
 MI0307 - Biblioteca dell'Istituto Leone XIII - Milano - MI 
 MI0339 - Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano - MI 
 MI1022 - Biblioteca dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio - Sesto San Giovanni - MI 
 MI1260 
 MN0144 - Biblioteca dell'Istituto mantovano di storia contemporanea - Mantova - MN 
 MO0127 - Biblioteca comunale Francesco Selmi - Vignola - MO 
 PD0316 - Biblioteca generale della Facolta' di scienze politiche Ettore Anchieri dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
 PG0109 - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - PG 
 PV0291 - Biblioteca universitaria - Pavia - PV 
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 VI0096 - Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza - VI
Codice identificativo: IT\ICCU\LO1\0472540 
Perché nell'Italia liberata circolavano le amlire e nell'Italia del nord vennero espulsi i marchi di occupazione? La dura lotta dei ministri della RSI per salvare il sistema produttivo italiano lottando su due fronti, soprattutto contro i tedeschi. Sovranità nazionale e socializzazione. Gli industriali contro la Repubblica.
La vera storia dell'oro della Banca d'Italia e dell'oro di Dongo
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    La continua, incessante opera di disinformazione, che il "regime" catto-comunista impone agli italiani da cinquantacinque anni, non ha permesso uno studio accurato e storicamente accettabile sulle complesse vicende che caratterizzarono la RSI nei difficili rapporti con l'alleato germanico. 
    E’ un dato di fatto che l'economia del territorio italiano, amministrato dal Governo della RSI, non subì il tracollo di quella dei Governo del Sud. 
    L'Autore del testo presentato, documenti alla mano, ci fornisce le informazioni necessarie per giudicare l'attenta e scrupolosa cura che le Autorità del Governo Repubblicano posero per mantenere efficiente il patrimonio industriale, tutelandolo contro tutti i tentativi tedeschi di trasferirlo in Germania, dando lavoro agli operai ed ai tecnici, altrimenti trasferiti nelle nuove sedi estere. 
    La legislazione sociale ebbe un nuovo impulso con la legge sulla socializzazione delle imprese iniziando ad attuare i 18 Punti di Verona. 
    Furono chiariti i rapporti fra il "capitale" ed il "lavoro". Fu fatto ogni sforzo per mantenere i prezzi ed i salari in un equo rapporto che non penalizzasse i meno abbienti. La politica finanziaria fu rigorosa a tal punto che, soddisfatte tutte le esigenze di guerra dell'Esercito Germanico in Italia, l'ultimo bilancio dello Stato chiudeva con Venti Miliardi (di allora) in attivo. 
    Fu pagato un grosso debito in oro alla Svizzera e furono poste in salvo le riserve auree in un deposito, a Fortezza, sottraendole alle interessate attenzioni dei tedeschi. Il Poligrafico dello Stato, già destinato ad essere trasferito a Vienna, rimase in Italia e non fu permessa la stampa di marchi d'occupazione, mentre invece il Sud fu inondato e piegato dalle AM-LIRE del governo Alleato. 
    I rapporti commerciali con la Germania furono oggetto di appositi accordi. 
    Il sistema di tassazione fu snellito e rimodernato tenendo conto delle necessità dei lavoratori che ottennero dei benefici dallo sgravio dei contributi assicurativi che passarono a carico del datore di lavoro. Il limite dell'età pensionabile fu ridotto di cinque anni; la pensione di vecchiaia passava (per chi aveva almeno 25 anni di attività lavorativa) dai 60 ai 55 anni di età per gli uomini e dai 55 ai 50 anni per le donne. 
    Fu avviato un progetto per attuare il diritto alla proprietà della casa, fu dato avvio alla formazione di cooperative per la coltivazione delle terre incolte o male amministrate. 
    Queste furono solo alcune delle iniziative, tese a mantenere viva e vitale l’economia dei Paese, che ebbero riflessi anche sulla ricostruzione del dopoguerra. 
    Furono due gli artefici di tanta sana e capace politica sociale, finanziaria ed amministrativa: il Ministro dell'Economia Corporativa Angelo Tarchi ed il Ministro delle Finanze e degli Scambi e valute Domenico Pellegrini Giampietro. 
    Alla loro energia, alla loro capacità tecnica, nell'individuare e risolvere i problemi, si deve la risoluzione delle enormi difficoltà di gestione di un Paese prostrato ed ingannato, ostacolato da una perfida campagna ostruzionistica dell’antifascismo, prezzolato dagli Alleati, in un continuo braccio di ferro con i tedeschi non sempre rispettosi degli accordi ma pronti a recedere di fronte ad una decisa azione di opposizione a alle ingerenze. La sburocratizzazione degli apparati con la riforma totale degli stessi, su una nuova base più efficiente e disciplinata, con una mentalità nuova e soprattutto aderente al mondo del lavoro, capillare nei vari settori dell’economia, fu il motore che rimise in moto l’attività produttiva del nuovo Ministero dell'Economia Corporativa che andava dal reperimento delle materie prime, fino alla distribuzione del prodotto finito sia per gli usi civili che per quelli di guerra. 
    Il testo, oltre l'introduzione di Gianfranco Monti, è suddiviso in due parti: l'Economia nella RSI e la Finanza nella RSI. 
    Nell'appendice ritroviamo una interessante lettera del Governatore della Banca d'Italia Vincenzo Azzolini, la trascrizione di una telefonata del Ministro delle Finanze Pellegrini a Vincenzo Azzolini, l'accordo di Fasano tra il Governo della Grande Germania ed il Governo della RSI, la relazione al Duce del 12 dicembre 1944 del Ministro Pellegrini, la relazione riservatissima dei Questore Grassi a De Gasperi, la relazione del Prefetto Bertinelli e la sentenza del 27 dicembre 1946 della Cassazione in merito all’affare di Dongo. 
    La pubblicazione è molto interessante ed apre nuovi orizzonti a quell'opera di revisione storica che dovrà rivalutare un periodo della nostra storia occultata con cinica volontà alle giovani generazioni. E’ evidente che il Fascismo ha saputo forgiare una classe dirigente capace e preparata, pronta ad assumersi ogni responsabilità per il bene dei Popolo Italiano. 
    La lettura dell'opera è piacevole e di piena comprensione anche per chi è profano. Interessanti le motivazioni della scelta autarchica. 
NUOVO FRONTE N. 191 (1999) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
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Dalla copertina: "Sull’evoluzione nel 1943-45 della situazione economica nei territori controllati dalla RSI... manca a tutt'oggi uno studio organico che ne approfondisca i temi i e i caratteri principali..." ha scritto Renzo De Felice
a pagina 279 dell'ultimo volume, uscito postumo, della sua monumentale biografia di Mussolini.
Questo volume di Riccardo Lazzeri non pretende di colmare totalmente la lacuna ma certo porta un interessante contributo, e su aspetti scarsamente esplorati, alla interpretazione di un periodo particolarmente difficile e contraddittorio della nostra storia.
Scritto con intensa partecipazione, il libro racconta del grande sforzo compiuto dalle autorità della RSI per ridurre al minimo i danni all’economia dell'Italia settentrionale minacciati e inferti dai bombardamenti alleati, dai sabotaggi partigiani, dalle tentate rapine tedesche: e di come i provvedimenti della Repubblica Sociale consentissero una continuità quasi normale, nonostante l'economia di guerra, alle attività produttive del Nord (sventato il pericolo di un loro trasferimento in Germania) e garantissero alla popolazione un regolare approvvigionamento alimentare e degli altri essenziali beni di consumo.  Non a caso, fa capire Lazzeri, nell'Italia liberata circolarono le lire di occupazione (le famose amlire) mentre al Nord i marchi di occupazione tedeschi, subito emessi dopo l'8 settembre, furono immediatamente ritirati dalla circolazione.
 Riccardo LAZZERI, nato a Trento nel 1927, residente ad Innsbruck, ha lavorato per molti anni all'estero in attività commerciali di export-import e di consulenza azíendale occupandosi contestualmente di ricerche storiche ed economiche su eventi di cui è stato, sía pure marginalmente, testimone diretto. 
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Il libro di Riccardo Lazzeri racconta del grande sforzo compiuto dalle autorità della Rsi per ridurre al minimo i danni all'economia dell'Italia settentrionale minacciati e inferti dai bombardamenti alleati, dai sabotaggi partigiani, dalle tentate rapine tedesche: e di come i provvedimenti della Repubblica sociale consentissero una continuità quasi normale, nonostante l'economia di guerra, alle attività produttive del Nord e garantissero alla popolazione un regolare approvvigionamento alimentare e degli altri essenziali beni di consumo. Non a caso, fa capire Lazzeri, nell'Italia liberata circolarono le lire di occupazione mentre al Nord i marchi di occupazione tedeschi, subito emessi dopo l'8 settembre, furono immediatamente ritirati dalla circolazione.
Il CORRIERE DEL SUD N. 6/2002 - 16/30 marzo
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Tra il settembre 1943 e la fine aprile 1945 la Repubblica Sociale Italiana ed il Regno del Sud vivono situazioni in gran parte analoghe. Usciti da un'unica sconfitta militare e da una resa a discrezione, origine della divisione, entrambi sono occupati da truppe straniere e nemiche, tedesche al nord, anglo-americane al sud, delle quali pudicamente si definiscono alleate con le prime e cobelligeranti con le seconde. Inutile cercare in quale delle due Italie sopravviva una sovranità non puramente formale. Entrambe si adeguando ad uno stato di necessità entro il quale (specialmente la RSI), cercano di gestire al meglio gli spazi produttivi e distributivi autonomi che ancora restano. Come ciò avvenga al nord si conosce poco, non tanto per la dispersione degli archivi, quanto perché l'attenzione alle sue vicende si è concentrata sui fatti politici e militari. Nell'intenzione di fornire specifici contributi sull'argomento si muove il volume di Riccardo Lazzeri "Economia e finanza nella Repubblica Sociale Italiana - 1943/45" che però contiene più argomenti oltre a quelli indicati dal titolo. Uno di questi lo troviamo quasi all'inizio del volume con il Manifesto di Verona che, fin dall'inizio della RSI, enuncia le basi sociopolitiche ispirative della nuova costruzione economica e finanziaria. Non a motivo di questo, ma proprio nonostante il "Manifesto", prendono rilievo le figure di Angelo Tarchi e di Domenico Pellegrini-Giampietro, ministro dell'Economia corporativa, il primo, e delle Finanze, il secondo, che, tranne l'ossequio formale ai riti della socializzazione, assolveranno i loro incarichi con senso di responsabilità e con la capacità richiesta dalla situazione. Tarchi denuncia al Duce la situazione reale: l'economia della RSI è nelle mani della Rustung und Kriegsproduction (RUK), l'organizzazione tedesca che si comporta nei confronti del sistema industriale italiano secondo le regole della preda bellica.
Non è facile resistere agli ordini di Berlino. Tarchi ci prova. Quando il Duce gli chiede se sarà possibile salvare dal depauperamento tedesco le fondi produttive e le industrie del nord, risponde: "Difficile. Ma non impossibile". Al rendiconto finale dimostrerà di avere salvato gran parte del patrimonio industriale e anche un milione e mezzo di lavoratori altrimenti destinati al lavoro obbligatorio in Germania. Se non sono gli atti di fede ma la perseveranza organizzativa a far ottenere a Tarchi dei risultati, altrettanto e ancora di più si può dire per l'opera di Pellegrini-Giampietro, messa a confronto con i problemi finanziari che sono, in qualunque regime, eternamente gli stessi: entrate e uscite, sull'equilibrio delle quali incombe l'agguato dell'inflazione.
La relazione economica e finanziaria con la Germania, esposta al Duce dal ministro il 12 dicembre 1944, denuncia la sudditanza finanziaria nei confronti del Reich al quale viene corrisposto un "contributo di guerra" iniziale di sette miliardi mensili portato, in seguito, a dieci. In realtà, tenuto conto di altre inadempienze da parte germanica, inclusa una speculazione sulle valute e sulle merci importate in franchigia, la relazione fa ascendere il carico mensile a diciassette miliardi, con oneri alla circolazione e alla economia italiana che il ministro definisce "pauroso, mentre l'emissione di carta moneta procede senza freni".
Se il ministro ricorre ai torchi, e non può farne a meno, deve provvedere anche a togliere di mezzo l'eccesso di carta moneta. Un'operazione per la quale occorrono le regole della finanza classica, spiacevole e indispensabili. Pellegrini le usa, come il risparmio obbligatorio; come il riscatto obbligatorio dell'imposta immobiliare, che impone ai proprietari di versare in una sola volta l'importo dovuto in sedici anni; come l'aumento della pressione fiscale; come la triplicazione degli estimi catastali fatti nel 1937; come la tassazione del 20% sugli acquisti immobiliari fatti in periodo bellico; come l'aumento del tributo dovuto allo Stato in caso di aumento di capitale, nella stessa proporzione in cui è avvenuto l'aumento; come la riduzione all'osso delle uscite; come la riduzione degli stipendi già maggiorati per agevolare il trasferimento al nord dei funzionari statali; come l'abolizione di molti prezzi politici.
Al termine della guerra i meriti dell'opera svolta sia da Tarchi che da Pellegrini-Giampietro sono stati riconosciuti pubblicamente dal senatore Marcello Soleri, ministro del Tesoro nel governo Bonomi e liberale di antica scuola, che riscontrava "una situazione economica ed anche finanziaria del Nord, malgrado il protrarsi dell'occupazione tedesca, meno disastroso di quanto si credeva". Il dato emerge da un'indagine del Secit su un campione di 6.047 imprese. Fisco: non sono in regola 25 società di capitali su 100. Il 16,2 % delle imprese non ha consegnato il bilancio e non ha effettuato versamenti al fisco; il 3,9% ha effettuato almeno un versamento ma non ha depositato il bilancio alla Camera di Commercio e il 4,9% non ha effettuato versamenti ma ha presentato il bilancio.
LINEA 23 maggio 2000. Paolo Pittaluga
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"Occorre proteggere l'industria: per questo vi ho chiamato". Così, il 10 dicembre 1943, Mussolini sarebbe riuscito a vincere le ultime resistenze di Angelo Tarchi ad accettare l'incarico di ministro dell'Economia corporativa della RSI, in sostituzione del dimissionario Silvio Gaj. Un incarico improbo, reso tale sia dalla obiettive difficoltà della situazione economica e militare in cui versava il neonato Stato fascista repubblicano, sia soprattutto dal ferreo controllo esercitato dai tedeschi, subito dopo l'8 settembre, sull'economia italiana, a livello di piani di produzione, di rifornimento e di trasferimento degli impianti bellici. E non solo di ferreo controllo si sarebbe alla fin fine trattato, ma in molti casi di una vera e propria opera di spoliazione, che avrebbe riguardato il settore dell'industria in primis, ma anche quelli dell'agricoltura e dei trasporti, con intuibili conseguenze negative sia sul piano strettamente economico, sia su quello più generalmente politico, con contraccolpi sull'immagine di autonomia e indipendenza che il Governo della RSI tentava faticosamente di accreditarsi.
Alla luce di queste considerazioni, il fatto che le strutture economiche e finanziarie della RSI avessero sostanzialmente retto fino alla fine appare per molti versi quasi "miracolistico"; un "miracolo" solo in parte ascrivibile alle indubbie e riconosciute capacità di chi resse allora i dicasteri dell'Economia corporativa e delle Finanze - Angelo Tarchi, appunto, e Domenico Pellegrini -, ma che chiama in causa anche una efficienza amministrativa magari più difficilmente ammissibile ma non meno innegabile. Come poi, nei dettagli "tecnici" e propriamente "numerici", quel "miracolo" potesse avere concretamente preso corpo, questo rimane ancora da chiarire, in assenza soprattutto di una adeguata documentazione relativa alle varie voci del bilancio economico della RSI. Un chiarimento in tal senso non viene, purtroppo, dal saggio di Riccardo Lazzeri: una lodevole intenzione di fondo, corroborata anche da sintetiche analisi delle linee direttori della politica economica del Governo fascista repubblicano, ma affrontata troppo di getto, con una non negata passionalità e una partecipazione ideologica che hanno finito spesso per appesantire il discorso, che con ben altra freddezza avrebbe dovuto essere trattato, proprio per la sua natura e complessità.
Continua dunque a mancare - come lamentato a suo tempo da Renzo De Felice in Rosso e Nero - uno studio organico e documentato sulla situazione economica nei territori controllati dalla RSI; ne discende d'altro canto la conferma di un governo, come quello mussoliniano del 1943-45, che, pur non potendo essere del tutto autonomo dai tedeschi, si batté comunque pressoché quotidianamente per ritagliarsi gli spazi di autonomia che le circostanze potessero consentirgli.
CLIO - rivista trimestrale di studi storici - gennaio/marzo 2000. Guglielmo Salotti
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L'Oro di Dongo & dopo. Tra bombardamenti alleati e razzie tedesche, la Rsi (Repubblica sociale italiana), lo Stato fondato da Benito Mussolini, che visse 18 mesi e morì a Dongo, evve anche il temo di sviluppare una propria economia e di amministrare risorse finanziarie non indifferenti (a cominciare dal tesoro della Banca d'Italia che tanto faceva gola a Hitler, ma rimase in Italia). Di tutto questo si occupa un approfondito studio che il professor Renzo De Felice, il grande storico autore della celebre biografia di Mussolini, auspicava potesse vedere, prima o poi, la luce, ma non ebbe il tempo di valutare e apprezzare, strappato prematuramente alle sue ricerche da una mortale malattia.
Il libro s'intitola Economia e finanza nella RSI 1943-45 e ne è autore Riccardo Lazzeri, uno studioso trentino già apprezzato per altre ricerche storiche, che ha scavato a lungo negli archivi tedeschi, in questo favorito anche dalla sua dimestichezza con la lingua di Goethe (ha abitato per decenni nella Svizzera tedesca e attualmente vive e lavora a Innsbruck).
Lazzeri descrive le vicende del ministero dell'Economia corporativa, che ebbe a capo Angelo Tarchi e dovette fronteggiare due contemporanei attacchi militari: quello angloamericano portato, con i bombardamenti, alle industrie, e quello ben più subdolo, tedesco, determinato dalle intenzioni dell'alleato occupante di trasferire in Germania le più importanti strutture industriali del Paese, insieme con l'oro della Banca d'Italia.
E, in proposito, dagli archivi tedeschi compare una lunghissima telefonata 8regolarmente registrata dalle SS) tra il ministro delle Finanze della Rsi Domenico Pellegrini-Giampietro e il governatore della Banca d'Italia Vincenzo Azzolini, preoccupati di sottrarre alla razzia tedesca il tesoro italiano.
Vengono quindi raccontate le operazioni per evitare il trasferimento in Germania del Poligrafico dello Stato e dell'Officina carte e valori, che avrebbe permesso ai tedeschi di stampare lire a volontà distruggendo il potere di acquisto della nostra valuta. In effetti, tale potere d'acquisto non fu intaccato che in minima parte, e crollò catastroficamente soltanto dopo la Liberazione. Il trasferimento fu effettuato direttamente dalle autorità di Salò e le stamperie furono impiantate a Novara presso l'Istituto Geografico De Agostini.
Non meno spettacolare il racconto del trasferimento dei complessi produttivi della Fiat nelle gallerie scavate lungo la Gardesana occidentale per proteggerli dai bombardamenti anglo-americani.
Non ultimo motivo di interesse del volume sono le relazioni a De Gasperi presidente del Consiglio, alla fine del '45, del questore di Como Grassi e del prefetto Bertinelli sulla fine Fatta dall'"oro di Dongo": ossia dai beni (in danaro, oro e gioielli) sequestrati sulle vetture dei gerarchi e degli altri fascisti in fuga con Mussolini. Non tutto finì nelle mani del Pci, come si è generalmente ritenuto fino ad oggi. Una parte (forse la maggiore) di quei beni, che non erano proprio un tesoro ma rappresentavano comunque un valore ingente, valutabile in cento miliardi di lire attuali, fu razziata dalla gente del posto.
STUDI CATTOLICI Maggio 2000. Luciano Garibaldi
Ernesto Zucconi LIBERAZIONE! Dietro la maschera del mito
Quaderni di revisioniamo. La storia spezzata. Pag. 87 L. 25.000, RA.RA. - Via Torino, 14 - Mondovì (CN)
Zucconi, Ernesto
ISBD: Liberazione : dietro la maschera del mito / - <S.l.> : Ra.Ra., stampa 1998 - 87 p. : ill. ; 24 cm - Quaderni di revisionismo. La storia spezzata
Collezione: Quaderni di revisionismo. La storia spezzata
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Zucconi, Ernesto
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: CN0040 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia - Cuneo - CN
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0265 - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0847936
    Il testo è dedicato alla memoria del partigiano giellista Pedro Ferreira e del fascista repubblicano Franco Aschieri perché “Giustizia e concordia richiedono l’esempio di entrambi". 
    L'Autore ha scritto numerosi libri di argomento storico per ricostruire e divulgare quelle parti di storia che sono state cancellate per volere dell’intellettualità antifascista interessata più alla menzogna che alla verità. 
    Pedro Ferreira e Franco Aschieri sono due italiani che seppero offrire la propria vita per l'Italia, in coerenza con i propri sentimenti e le proprie scelte. Ferreira (Ten. di fanteria in Spe) fu fucilato al Nord il 23 gennaio 1945, mentre Aschieri (paracadutista della Xa MAS assegnato ai Servizi Speciali operanti oltre le linee nemiche, fu fucilato il 30 aprile 1944 a Santa Maria Capua Vetere ad opera degli “alleati". Attraverso le lettere di Ferreira e di Aschieri, scritte prima della fucilazione, è possibile penetrare nell’animo di questi due Eroi che seppero elevarsi oltre l'odio, nella serenità che solo l’imminenza della morte sa generare. 
    In particolare il Ten. Ferreira ha parole di ammirazione e riconoscenza per il Ten. Barbetti, dirigente del carcere di Asti che, secondo la storiografia partigiana, era un luogo di tortura. 
    Attraverso la premessa e tredici capitoli documentati con fotografie e riproduzioni di articoli e lettere, l'Autore contesta i falsi storici della ”vulgata" antifascista che passa attraverso fotografie, create ad arte e valide per ogni occasione, per rappresentare “epici" scontri mai avvenuti, elenchi di caduti ove vengono inclusi i morti dei bombardamenti o addirittura Caduti fascisti. Nel Capitolo "Guerra non sentita" sono riprodotti scritti di futuri partigiani che inneggiano all’avvenimento; in quello ”Capitolazione" il testo dell’armistizio con relativi giudizi storici e la tragica lettera del Comandante Fecia di Cossato, med. d'oro, suicida per aver obbedito all'ordine di consegna della flotta agli Alleati. Nel Capitolo "Legittimo governo del Sud" vengono riportati i giudizi di illegittimità di quel governo, frutto di un colpo di stato, privo di territorio, impossibilitato a battere moneta ed a emanare leggi. 
    In "Secondo Risorgimento" si contesta l'accostamento della storiografia partigiana agli eventi dell’antifascismo. Il fascismo (Prezzolini) fu l'apice del Risorgimento Italiano. "Guerra di popolo", "Boves brucia ancora", "Secolare nemico", "Repubblichini", "Lupi ed agnelli", “Libertà” e "Democrazia" sono i capitoli che contestano, documento su documento, i comportamenti e le atrocità dei partigiani, che provocarono esasperate ritorsioni a danno delle popolazioni inermi, abbandonate al loro destino, vittime di un disegno malvagio per provocare una spirale di sangue e di odio. 
    “Il caso Galimberti" è molto interessante. Galimberti fu un esponente del Partito d'Azione che studiò un progetto di costituzione federale europea con Antonino Repaci che fu osteggiato da tutti i partiti del CLN. Aveva molti punti in comune con il progetto di costituzione della RSI. Prevedeva il superamento della lotta di classe, la costituzione dei partiti politici, la collaborazione delle categorie lavorative, il riparto degli utili aziendali. Oggi, Galimberti (Medaglia d'Oro), non viene mai ricordato nell'Olimpo resistenziale. 
    "Paralleli" chiude la pubblicazione. I testi di lettere di giovani Soldati della Repubblica Sociale, la descrizione di come affrontarono i plotoni di esecuzione fitta da chi ebbe la ventura di assistervi, sono la manifestazione più evidente della purezza d'intenti e d'ideali che indussero tanti giovani a scegliere la parte senza speranza. 
    In che cosa la fede e l’amore per la Patria del Martire Aschieri differiscono dai sentimenti del Ten. Ferreira? Quest'ultimo è ricordato, l'altro è bollato come spia e traditore. Traditore di che cosa? Forse ha avuto il tempo di cambiare idea come Bocca, Biagi, Spadolini e tanti, troppi altri? Oggi è di moda dire che hanno scelto “la parte sbagliata". Qual è quella giusta? Non vi sono più comunisti, non vi sono più fascisti, democristiani, azionisti, socialisti, liberali, repubblicani, monarchici, vi sono solo interessi che sfuggono a chi non è addetto ai lavori, a chi paga e tace, pronto a seguire il migliore offerente, accettando tutto e negando tutto. Ma i sentimenti esistono? Le scelte sanguigne, quelle di temperamento, frutto di educazione e di riflessione morale, hanno ancora valore? La parola che tutto giustifica è "Libertà" coniata con "diritto" ma i doveri non sono forse il limite per il rispetto della libertà? Ed il diritto non è anch’esso un limite che delimita la possibilità di manifestare o avere per non interferire con gli altri? 
    E’ per il disordine morale e materiale che bisognava optare? 
    "La parte sbagliata" è posta ai margini perché nel confronto risulta giusta. 
    Il testo presentato fa riflettere, è preciso e ben documentato. 
NUOVO FRONTE N. 191 (1999) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
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Una volta, Renzo De Felice ebbe a dire: "Per sua natura lo storico non può che essere un revisionista, dato che il suo unico lavoro prende le mosse da ciò che è stato acquistato dai suoi predecessori e tende ad approfondire, correggere, chiarire la loro ricostruzione dei fatti".
Con questa premessa prende l'avvio la collana "La storia spezzata Quaderni di revisioniamo", che si propone di aprire le menti avvelenate da una storiografia dominante, becera e faziosa, che dosando odio e disinteresse, ha addormentato le coscienze, dopo che i suoi protagonisti avevano straziato i corpi di tanti italiani ai tempi della guerra civile, prima e dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Il primo quaderno, redatto da Ernesto Zucconi ed intitolato "Liberazione - Dietro la maschera del mito", è un rapido repertorio illustrato e commentato di episodi evocativi, i cui soli titoli ("Guerra non sentita", Capitolazione, "Legittimo Governo del Sud",
"Secondo Risorgimento", "Guerra di Popolo", Boves brucia ancora, "Nazifascisti", "Secolare nemico", "Repubblichini", Lupi e agnelli, "Libertà e democrazia", Il "caso Galimberti, Paralleli) richiamano altrettanti antenati alla verità.
Qualcuno potrebbe osservare che i fatti sono arcinoti e, forse, anche semplicisticamente resi; ma ad un più attento esame si deve ammettere che la loro ricostruzione è tutt'altro che superflua, dopo decenni di incessante ed interessata propaganda subdolamente celata sotto i termini perbenisticamente dogmatici di storia, democrazia, libertà, giustizia, pluralismo, resistenza, liberazione. Così false idee, pregiudizi, errori, nutriti per via, di crimini ed ingiustizie, sono stati eretti a valori ineluttabilmente positivi difesi contro ogni logica ed ogni verità.
Questo volumetto squarcia il velo marcescente del mito e guarda in faccia il vero: qualcuno si brucerà alla sua fiamma, ma gli intelletti onesti ne usciranno temprati; e se uno solo riuscirà a vedere oltre leggendolo, esso non sarà stato un inutile esercizio di scrittura. Ma perché sia così è essenziale che sia diffuso, principalmente tra coloro che ancora non vedono.
NCI n.3-4 marzoaprile 99 B. Alfonso Sergio Scaramella 
Giannini Filippo - Mussolini Guido MUSSOLINI L'UOMO DELLA PACE - Da Versailles al 10 giugno 1940
Greco&Greco Editori. 1998
 
Siamo in vista della fine di questo secolo e apriamo il sesto decennio dalla fine di Benito Mussolini e ancora siamo chiamati a dare un giudizio sulla sua figura.  Gli animi potrebbero essersi chetati, le polemiche dovrebbero esser sepolte e ad esse seguire la pacatezza delle analisi, delle classificazioni storiche.
Ma non è così.
E la quiete, che il silenzio rispettoso comporta intorno alle tombe dei Trapassati ancora non aleggia, non solo intorno alla tomba di colui che molti, tanti (TUTTI?, lasciatecelo dire, TUTTI!) chiamavano "Il Duce".
E allora, su questa base e su queste premesse, abbiamo iniziato questo lavoro, attenendoci, come più avanti ribadiremo, su testimonianze dirette, su documenti noti solo "agli addetti ai lavori" e mai, citati dalla grande informazione e su documenti di rilevante importanza storica, assolutamente inediti.
Forse il lettore, alla fine potrà darsi una risposta: Benito Mussolini, diabolico tiranno o "Uomo della pace?".
Tertium non datur!
Dalla copertina
 
 
Bernini Fabrizio COSI' UCCIDEMMO IL DUCE
CDL Edizioni. Libro rilevato dalla Grafica MA.RO Editrice, 1998, pp. 254
Bernini, Fabrizio 
ISBD: Cosi uccidemmo il duce : da Varzi a Dongo - [S. l.] : C.D.L., [1998] - 254 p. : ill. ; 21 cm. 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo documento: Testo a stampa 
Nomi: Bernini, Fabrizio 
Soggetti: MUSSOLINI, BENITO - UCCISIONE 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: BO0305 - Biblioteca comunale di Storia della Resistenza - Bologna - BO 
 MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI 
 MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI 
 MO0155 - Biblioteca dell'Istituto Storico della Resistenza di Modena e Provincia - Modena - MO 
 PV0291 - Biblioteca universitaria - Pavia - PV 
 PV0321 - Biblioteca dell'Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea - Pavia - PV 
 RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA 
Codice identificativo: IT\ICCU\RAV\0325770 
Ciò che si consumò lassù tra le balze della costa Tramezzina, una vicenda ricoperta da mezzo secolo di mezze verità e tante menzogne, come ha detto Urbano Lazzaro, il Commissario Bill della Brigata Clerici, è ancora difficile da chiarire.
Come si è quasi fatta leggenda, la storia dei partigiani dell'Oltrepò saliti con Valerio per esecutare ministri e gerarchi. Leggenda creatasi proprio per il mistero in cui quei giovani furono relegati nel corso di questi decenni, forse per timore, forse per disciplina di partito o chissà per quale altro recondito motivo. Un misterioso silenzio dal quale sono usciti, e non tutti i sopravvissuti, solo oggi a oltre mezzo secolo di distanza.
La loro vicenda, che si snoda da Varzi per concludersi in piazzale Loreto, costituisce la parte più consistente dei ventuno capitoli in cui si riparte l'inchiesta.
In ognuno di essi, quasi come angelo custode o demone custode, secondo le opinioni, secondo chi lo ha giudicato e lo giudicherà dopo la lettura è la figura del Commissario Piero (Orfeo Landini) il responsabile del SIP partigiano della Zona Militare Oltrepò che, inaspettatamente, ha deciso di sciogliersi ai ricordi, esauritasi la cinquantennale consegna del silenzio, narrando i fatti di cui fu protagonista e che si consumarono tra Dongo e Bonzanigo, tra le strettissime stradette di quell’abitato seicentesco.
Nel saggio è dunque la verità sulla vicenda umana e militare di quei dodici ragazzi partiti da Varzi e sulla misteriosa morte del Duce?
È il lettore che, dopo aver letto e compulsato le varie fonti raccolte nel dovuto ordine temporale di svolgimento, dovrà, come se fosse uno storico, trarre le sue conclusioni ed accettare o non accettare la versione che dal racconto emerge …
Carlo Cornia Monterosa Storia della Divisione Alpina Monterosa della Repubblica Sociale italiana 1944-1945 
formato 21x29,7, 216 pagine, 55 fotografie in b/n più 8 pag. di illustrazioni a colori. Ermanno Albertelli Editore. 
prezzo L. 45.000 più L. 5.000 contributo spese di spedizione. Richiederlo a Tuttostoria Casella Postale 395 - 43100 Parma c.c.p. 12247433 (per ordini di importo superiore a L. 50.000 le spese di spedizione sono a carico di Tuttostoria)
Cornia, Carlo 
ISBD: Monterosa : storia della Divisione alpina - Parma : E. Albertelli, c1998 - 216 p. : ill. ; 30 cm. 
Collezione: Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-87372-01-2 
Nomi: Cornia, Carlo 
Soggetti: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 1943-1945 - 
 DIVISIONE ALPINA MONTEROSA 
Classificazione: 945.0916 - Storia d'Italia. Periodo dellaresistenza armata e della fine del regno,1943-1946. 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: BI0025 - Biblioteca civica - Biella - BI 
 BO0098 - Biblioteca universitaria di Bologna - Bologna - BO 
 BO0305 - Biblioteca comunale di Storia della Resistenza - Bologna - BO 
 FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
 RA0036 - Biblioteca comunale Classense - Ravenna - RA 
 RM0255 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea - Roma - RM 
 RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM 
 TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO 
 VI0005 - Biblioteca Archivio Museo - Bassano del Grappa - VI 
Codice identificativo: IT\ICCU\RAV\0329688  
    E' stata stampata ed è disponibile la riedizione del libro scritto da Carlo Cornia sulle vicende della nostra Divisione. 
    Il testo, per scelta, è rimasto immutato e ancora oggi la sua lettura risulta piacevole e scorrevole. Anche noi, che quelle vicende le abbiamo vissute, scopriamo sempre un qualcosa che ci appare nuovo; almeno così pare ed il merito di ciò è da ricercarsi nella descrizione dei fatti, nella fluidità dello scritto e nell’imparzialità del racconto che mette l’Autore al di fuori del protagonismo e che gli fa scrivere nella prefazione: «A venticinque anni di distanza molti rancori si sono smorzati; riattizzarli oggi non avrebbe scopo, mentre sarà giovevole un discorso sereno sulla parte sconfitta, sulle sue azioni, sulle sue ragioni». 
    Sono trascorsi altri venticinque anni e il mondo esterno ñ nel suo modo di vederci ñ non è cambiato. Così, chi vuole conoscere la storia della «Monterosa», o semplicemente ripensarla, con il gusto della lettura, troverà delle appropriate risposte. 
    Rispetto alla prima edizione troviamo qui una ragguardevole documentazione fotografica e, doverosamente, è stato aggiornato l’elenco dei Caduti della Divisione e di quei reparti ad essa aggregati. 
MONTEROSA N.4 Ottobre-Novembre-Dicembre 1998
Fra Ginepro.. "FAME DI DIO NEI LAGER" "IL BAMBINO DELLA FRONTIERA" "NON LI POSSIAMO DIMENTICARE"
Ristampa a cura della Associazione Amici dì Fra Ginepro Novantico Editrice - Pinerolo (TO) Lire 35.000
Ginepro : da Pompeiana
ISBD: 1: Fra Ginepro : Fame di Dio nei lager : - Rist. / a cura della Associazione Amici di fra Ginepro - Pinerolo : NovAntico, 1998 - 156 p. : ill. ; 25 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Fa parte di: Opera omnia / fra Ginepro
Nomi: Ginepro : da Pompeiana
Associazione Amici di fra Ginepro
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0265 - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0639806
    Magnifica figura di Cappellano Militare Fra Ginepro è un testimone del le sofferenze, dei sacrifici, del valore, dei sentimenti, della Fede dei nostri Soldati che ebbe la ventura di assistere in Abissinia, in Grecia, nei campi di prigionia in Egitto, nell'Arabia Satidita, in India, in Germania e nell'Esercito della RSI. Le opere scritte da Fra Ginepro sono numerose; queste presentate hanno un grande valore storico perché sono la testimonianza diretta ed immediata della Sua esperienza di Cappellano Militare. Inviato dal Governo della RSI in missione presso i campi degli internati Militari italiani in Gerniania per constatare il passaggio alla condizione di lavoratori e a verificare le condizioni di vita degli stessi, Fra Ginepro in "Fame di Dio nei lager" ci dà una esatta descrizione sia dell'ambìente che dello stato d'animo di queste vittime dell'8 settermbre.  La sua presenza li vivifica, fa sentire loro che la Patria è viva e non li abbandona, contatterà le loro famiglie, dona parole di speranza e di fede. Il percorso è costellato dalle rovine della città distrutte dai bombardamenti ma nessun tedesco auspica il crollo della Germania. Incontra soldati della Repubblica che operano con i Battaglioni Nebbiogeni sul Baltico, Carabinieri adibiti al recupero dei velivoli abbattuti, operai ed operaie italiani impiegati presso le fabbriche, che vivono e lavorano in una atmosfera da tregenda. Tutti chiedono il conforto della parola di Dio; anche i tiepidi accorrono alla S. Messa. "Il Bambino della Frontiera" ci porta al fronte occidentale. E' il Natale del 1944.  Sono tanti i giovani volontari schierati in Liguria e sul fronte francese; combattono contro l'invasore e debbono difendersi dalla mano assassina dei fratelli.
    Tanti sono giovani universitari ma i loro professori non hanno emulato quelli di Curtatone e Montanara, sono rimasti in combutta con gli assassini di Gentile. Sono Bersaglieri e Granatieri quelli che presidiano i paesi dell'interno e la linea di confine; tutti chiedono al Cappellano la S. Messa e la Comunione; accorre anche la popolazione.
    Ovunque arrivi Fra Ginepro suscita speranza ed anima la fede: in questi soldati ritrova i suoi "vecchi soldati" d'Africa e della Grecia e sa come parlare con loro.
    La terza testimonianza "NON LI POSSIAMO DIMENTICARE" è dedicata interamente ai martiri delle, "gloriose giornate" che videro giovani inermi trucidati, vilipesi ed offesi, colpevoli d'avere amato la Patria con slancio, specchio per i vili che dell'odio fecero religione. Con molti Fra Ginepro condivise il carcere e le percosse, ma mai li vide vacillare, tennero alta la testa respingendo richieste di abiure senza mai rinnegare il passato. La vita di Fra Ginepro è condensata in queste poche righe da Lui stesso scritte: Quando il nostro popolo era nelle trincee, Iddio mi mandò nelle trincee; Quando il nostro popolo era dentro i reticolati, Iddio mi mandò dentro i reticolati; Quando il nostro popolo era in galera Iddio mi mandò in galera. Ti ringrazio, o Signore, per queste prove meravigliose di cui mi hai creduto degno; Ti ringrazio della fiducia e della misericordia che hai avuto del Tuo ministro. 
NUOVO FRONTE N. 188 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno. 
 
 
 
Francesco Fatica MEZZOGIORNO E FASCISMO CLANDESTINO 1943-1945
Edito da: Istituto di Studi Storici economici e sociali, Via Salvator Rosa, 299 80135 Napoli - Tel. 0811 5485081-680755.
Fatica, Francesco
ISBD: Mezzogiorno e fascismo clandestino : - Napoli : Istituto di studi storici economici e sociali, stampa 1998 - 143 p. ; 21 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Fatica, Francesco
Soggetti: FASCISMO - Italia Meridionale - 1943-1945
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
NA0079 - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - NA
RM1189 - Biblioteca della Fondazione Ugo Spirito - Roma - RM
Codice identificativo: IT\ICCU\NAP\0199910
    Un libro che ancora mancava e dobbiamo essere veramente grati all'Autore per il lavoro certosino di ricerca e di documentazione sulla "resistenza" al nemico invasore da parte dei fascisti rimasti al Sud, degli Agenti dei Servizi Speciali della RSI, ma anche di una popolazione che, dopo i primi momenti di un facile entusiasmo per la fine delle sofferenze che la guerra impone ai civili di ogni età e condizione, si è resa conto di... "si come sa di sale lo pane altrui".
    Le pagine del libro scorrono veloci in una cronaca raccontata con la passione di un italiano autentico ma, al tempo stesso, con il rigore del ricercatore obiettivo che sa di trasmettere brani di una Storia tuttora sconosciuta ai più e che, oltre a riportare episodi che mettono in risalto il valore dei tanti "Eroi senza medaglia" ignorati dall'Italia ufficiale, risponde ad un interrogativo che assume una valenza storica fondamentale per lo studio degli avvenimenti compresi nel tormentato periodo che va dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945: PERCHE' NEL MEZZOGIORNO NON CI FU GUERRA CIVILE?
    L'Autore premette al suo lavoro una dedica che vogliamo riportare integralmente perché ben sintetizza il contenuto del libro:
    "Agli Eroi ignoti dei Servizi Speciali, torturati e seviziati dagli 'alleati' prima di fucilarli e poi seppellirli in tombe senza nome.
    Ai ragazzi e ragazze di Firenze fucilati ferocemente sui gradini di S. Maria Novella.
    A Colui che volle e seppe opporsi a tanti lutti della spirale dell'odio e strenuamente vietò atti che potessero innescare la scintilla della guerra civile nel Sud. Perché gli italiani sappiano."
NUOVO FRONTE N. 184 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
Mario Castellacci LA MEMORIA BRUCIATA
A. Mondadori ed., pag. 260
Castellacci, Mario <1924- > 
ISBD: La memoria bruciata : romanzo di un vecchio - Milano : Mondadori, 1998 - 258 p. ; 23 cm. 
Collezione: Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-04-43602-6 
 Bibliografia Nazionale - 98-13590 
Nomi: Castellacci, Mario <1924- > 
Soggetti: Repubblica sociale italiana <1943-1945> - 
 Diari e memorie 
Classificazione: 945.0916092 - Penisola italiana e isoleadiacenti. Periodo della resistenza armata edella fine del Regno, 1943-1946. Persone 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: AL0100 - Biblioteca civica - Tortona - AL 
 AL0114 - Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL 
 AL0135 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea in provincia di Alessandria - Alessandria - AL 
 AT0047 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societàcontemporanea in provincia di Asti - Asti - AT 
 BG0366 - Sistema bibliotecario urbano di Bergamo - Bergamo - BG 
 BI0025 - Biblioteca civica - Biella - BI 
 CA0240 - Biblioteca comunale Is Bingias - Cagliari - CA 
 CN0037 - Biblioteca civica - Cuneo - CN 
 CN0049 - Biblioteca civica - Fossano - CN 
 CN0065 - Biblioteca civica - Mondovi' - CN 
 CN0103 - Biblioteca civica - Savigliano - CN 
 FC0025 - Biblioteca comunale Pellegrino Artusi - Forlimpopoli - FC 
 FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
 MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI 
 MI0270 - Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli - Milano - MI 
 MI1022 - Biblioteca dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio - Sesto San Giovanni - MI 
 MO0012 - Biblioteca comunale - Carpi - MO 
 MO0097 - Biblioteca comunale - Nonantola - MO 
 MO0120 - Biblioteca comunale - Sassuolo - MO 
 MO0135 - Biblioteca civica Antonio Delfini - Modena - MO 
 PD0316 - Biblioteca generale della Facolta' di scienze politiche Ettore Anchieri dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
 PD0328 - Biblioteca del Dipartimento di storia dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
 PG0035 - Biblioteca comunale - Foligno - PG 
 PG0049 - Biblioteca comunale Sperelliana - Gubbio - PG 
 RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA 
 RA0054 - Biblioteca di Piangipane - Ravenna - RA 
 RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA 
 RE0028 - Biblioteca comunale - Cavriago - RE 
 RE0052 - Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia - RE 
 RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM 
 TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO 
 TV0015 - Biblioteca comunale - Castelfranco Veneto - TV 
Codice identificativo: IT\ICCU\LO1\0452100 
    "Egli aveva, dopo il 1945, tradotto in ironia la delusione storica patita. E dell'ironia aveva fatto, bene o male, il suo mestiere. Se l'era presa con quel mondo nuovo che lo circondava e che sentiva non appartenergli del tutto. La cosiddetta indignatio satirica è il rovescio della medaglia del candore, il sussulto rabbioso del sogno tradito". E' Mario Castellacci l'autore di queste parole che raccontano di Sgràub, un vecchio che gioca a rimpiattino con la sua memoria e che mette in fila -tutto d'un fiato- la sua giovinezza che altro non è se non la storia di Castellacci stesso. Passato attraverso il secondo dopoguerra l'autore di questo libro ha lasciato una traccia indelebile di sé in quel "Bagaglino" che tuttora accomoda gli italiani davanti alla tv il sabato sera.
    Lasciamo che siano le sue stesse parole a raccontare, quindi, chi è Mario Castellacci autore di un libro appena uscito edito da Mondadori ("La memoria bruciata") che racconta, disordinatamente come disordinati sono i ricordi, l'esperienza di un giovane che della domanda "Come ci si poteva riscattare da quel mare di merda piovuto addosso a tutto un popolo?" ha fatto il senso stesso di un'esistenza. Perché nei ricordi c'è passato e passato. C'è il passato che ha creato l'uomo adulto dal fanciullo informe e il passato in cui l'uomo adulto è stato più uomo che mai. L'unico passato, insomma, degno di essere ricordato e di prendere forma nelle ore del crepuscolo o quando un uomo è davanti a se stesso teso all'immortalità. Non si può comprendere tutto o amare tutto: ci sono cose che magari non si comprendono ma si amano e tante altre che seppur comprese non hanno senso. Quel senso compiuto e ultimo che una sola esperienza, magari isolata, ha dato alla vita intera.
    "La memoria bruciata" è un libro pulito, semplice, innocente: è un rincorrere sensazioni "che assomigliano a una soffitta in disordine, polverosa e impraticabile. O un muro antico coperto di manifesti strappati". Per quale motivo un ragazzo di diciannove anni si arruola tra i volontari della Repubblica Sociale Italiana? Perché nelle file della Guardia nazionale repubblicana gioca con la sua vita per amore di un sogno che non è il fascismo, che non è l'uomo che fino al luglio del '43 aveva guidato l'Italia? Castellacci tenta nelle pagine che si susseguono di rispondere a chi potrebbe chiederglielo ora. Ma lo fa soprattutto (almeno questo è ciò che traspare) per rispondere a se stesso, a quel vecchio ragazzo che non vuole morire, che si sente disperatamente incompreso, come allora, quando essere incompresi "faceva quasi parte della divisa, al pari della camicia nera, del fez e del pugnale". E' nei "labili confini tra la memoria e il sogno" che Sgràub (il suo soprannome da ragazzino) paga il conto con la Storia un po' come in quel lontano '43 quando si trovò davanti al più grande perché della sua vita: "il perché della sua scelta di campo in quel frangente". La scelta della parte che "gli appariva la più bella", per impulso che "non è una cieca spinta della natura, bensì una sintesi improvvisa, un precipitato di tutta la sua vicenda fino a quell'attimo. Natura, inclinazioni, famiglia, sogni, memorie, esperienze, gusti si associavano fino a valere più di ogni altra ragione... O tutte le risposte erano già in te, in termini universali, o c'era poco altro da scegliere". Ecco quindi che il 10 settembre 1943, prima ancora dello stesso Mussolini, Sgràub trova una divisa da indossare che in sé raccoglieva "i sentimenti e le parole candide che avevano regolato i suoi giochi di ragazzo, le scazzottate cavalleresche, le oneste gare, le amicizie sincere,, i rapporti quotidiani con il prossimo; i suoi e quelli dei suoi genitori, dei nonni emigrati o del fratello morto in guerra.
      Valeva dunque la scelta meno conveniente, la meno calcolata. La più bella, appunto". "Il giovane Sgràub non era stato certo uno squadrista della prima ora ma ora, da giovane vecchio, ogni tanto ripensa a quella "candida camicia nera" che non sa se gli entra più, "se cioè ne è ancora degno, capace di portarla sia pure in segreto. Non per fedeltà a un'idea, ma per attaccamento a un sogno pulito". E la "povertà fantasiosa" di un esercito dell'ultima ora, i soldati semplici "del grande esercito del Destino" trova forma negli zaini che sono pezzi della vita di ognuno, raccolgono sogni e ambizioni o -semplicemente- quei ricordi che li hanno fatti essere generosi, puliti, coerenti e pietosi; trova forma nelle canzoni che cantavano per farsi sentire, per fare capire a tutti che "essi non erano fantasmi di ragazzi romantici, ma soldati in carne e ossa"; trova forma nelle gesta "caritatevoli" di piccoli uomini, immensi nella loro semplicità. "Le parole gli erano sempre servite per dare contorni e colori alle piccole cose e alle grandi emozioni. O per intrecciare con esse matte ghirlande, come fanno spensieratamente i semplici e meravigliosamente poeti": dice questo Castellacci del suo io più profondo che è Sgràub che però in questo libro si esprime in maniera eccelsa, rendendo qualche volta il limite supremo della lirica con ossimori e metafore che radunano -con contraddizioni e stupore- centinaia di uomini che hanno solo il ruolo di comparse, si direbbe nel cinema ma che, tutti insieme, sono i veri protagonisti di un pezzo di storia di tutti noi, di quelle radici che affondano profonde nel passato di un intero popolo.
    Ecco, quegli uomini erano i migliori, lo volevano dimostrare a tutti i costi e l'hanno dimostrato se le considerazioni di un vecchio soldato della Repubblica Sociale si tramutano in pensieri come questo: "Se gli uomini tra loro pregiudizialmente nemici potessero conoscersi da vicino, se avessero modo di guardarsi bene in faccia, se potessero vedere la propria onestà -quando c'è- specchiata nell'onestà dell'altro, il proprio sogno -quando c'è- riflesso nel sogno dell'avversario, se potessero venire a parte delle vicissitudini, dei guai, degli amori e dei dolori che esaltano o affliggono l'odiato rivale, se insomma gli uomini..."
    E' in questi tre puntini di sospensione il senso ultimo del libro che si stacca "dalla petulanza dei cretini sociali", dal "catastrofismo di tanti che avevano appena smesso di essere schierati e ora vivevano da atteggiati", per lanciare i legionari del 1943, "ribelli al tradimento" come un ponte "a congiungere i due tronconi di un secolo. Un ponte di barche sul fango perché quella bella idea dell'Italia potesse continuare il suo cammino".
    Ultima nota: Castellacci è anche l'autore di quella canzone strafottente che inizia: "Le donne non ci vogliono più bene ".
NUOVO FRONTE N. 182 (1998) Rubrica Leggiamo insieme a cura di M.B. Alessia Rosolen
Massimo Filippini LA VERA STORIA DELL'ECCIDIO DI CEFALONIA Quello che gli italiani non hanno mai saputo sulla tragica fine della Divisione "Acqui" (I e II Parte)
Massimo Filippini LA VERA STORIA DELL’ECCIDIO DI CEFALONIA
Quello che gli italiani non hanno mai saputo sulla tragica fine della Divisione "Acqui’’
Parte prima: il fatto. P.gg. 110 euro 10,27, Parte seconda: il Processo,, Pgg. 110 euro 10,27, Grafica MA.RO editrice, Str. Vicinale della Pieve 11, 27010 Copiano (PV)
oppure:
CDL Edizioni - Via Aurora 2, 27045 Casteggio (PV). Parte prima e seconda: completa.
Filippini, Massimo
ISBD: La vera storia dell'eccidio di Cefalonia : - Casteggio : CDL, (1998), 1998 - 220 p. : ill. ; 24 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Filippini, Massimo
Soggetti: Esercito italiano - Guerra mondiale 1939-1945 
Cefalonia
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: AL0001 - Biblioteca civica - Acqui Terme - AL
PD0328 - Biblioteca del Dipartimento di storia dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD
Codice identificativo: IT\ICCU\PUV\0371134
    "A Mio Padre, Caduto senza Croce, per colpe altrui". Questa è la dedica del libro.
    Massimo Filippini, l'Autore, è il figlio del Maggiore del Genio Federico Filippini, un Martire di Cefalonia, che pagò con la vita la follia di altri.
    La pubblicazione del testo presentato è il doveroso omaggio al padre ed un tremendo atto di accusa contro chi, approfittando delle circostanze, incurante delle conseguenze che avrebbero coinvolto tutta la Divisione, compì una serie di azioni da codice penale militare per arrivare allo scontro con le forze germaniche.
    Secondo la retorica vigente, la tragedia di Cefalonia è da annoverare fra le più belle pagine della resistenza ai tedeschi.
    Ciò è vero per quanto riguarda il comportamento dei nostri soldati in combattimento e per la strage alla quale furono sottoposti a conclusione dei combattimenti, ma la verità che si nasconde dietro i Caduti è ben altra e la condanna dei responsabili risulta netta e tanto più grave quanto più grandi furono i benefici che essi conseguirono. Alle vedove, agli orfani ed alle madri dei Martiri rimasero le cerimonie ed una vita grama.
    E' questa verità che Filippini ci fa conoscere analizzando i fatti ed i documenti, facendo nomi, riportando testimonianze, denunce e risultati d'indagini che si concludevano non con un atto di giustizia ma con una evidente distorsione del Codice.
    Emerge viva la figura dei Generale Gandin che valutò esattamente la impossibilità di ogni reazione per mancanza di supporto aereo e nel più completo isolamento, con ordini contraddittori, così come sono dimostrate le connivenza, con il ribellismo delle bande comuniste greche, di alcuni Ufficiali esaltati che giunsero all'aperta ribellione nei confronti del Comandante la Divisione, compiendo una serie di azioni che portarono alla rottura delle trattative con II Comando germanico.
    L'uccisione del capitano Gazzetti ed il tentato omicidio del Generale Gandin sono indicativi della situazione creata da pochi elementi, che culminò con l'ultimo ordine giunto da Brindisi (dallo Stato Maggiore fuggiasco e tuo ri da ogni rischio) di procedere contro le truppe tedesche mentre ancora fervevano le trattative.
    Il risultato fu il massacro e nel massacro rifulse il valore di chi non condivideva la reazione armata, mentre principali assertori si salvarono sia dai combattimenti che dalle fucilazioni, giungendo fino alla collaborazione con i tedeschi, costituendo sull'isola, con i superstiti della Divi sione, dei Reparti inquadrati nella RSI.
    Quando l'isola, dopo un anno, fu occupata dagli Alleati, i doppiogiochisti ottennero onori e prebende come antesignani del partigianesimo.
    Con questo libro i Martiri di Cefalonia ottengono giustizia, quella che solo la verità può dare.
    Nello scorrere della pagine si sente la passione di un figlio al quale l'ufficialità ha solo dato rabbia e dolore, negando la verità per la ragione politica.
    Lettura scorrevole ed interessante per chi vuole ampliare la conoscenza di quel fatti che ancora oggi bruciano i cuori di tanti italiani.
NUOVO FRONTE N. 185 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
***
Tra le conseguenze dell’8 settembre bisogna annoverare la tragedia della Divisione Acqui. Comandata dal Generale Gandin, fu subito coinvolta nel decidere in merito al comportamento da tenere nei confronti delle forze germaniche rappresentate, sull’isola, da poche centinaia di soldati. Considerata l’esiguità delle forze tedesche si fece strada, nei più facinorosi, l’idea di attaccarle, liberando l’isola dalla loro presenza, sperando in un successivo intervento degli "Alleati’’ o dei badogliani. Il Generale Gandin non era della stessa opinione ed, inoltre, non aveva disposizioni in merito poiché poteva reagire solo se attaccato.
L’atteggiamento del Comandante della Divisione, condiviso dal suo Stato Maggiore, era motivato dalla certezza che, ad un primo successo contro le poche forze tedesche, la Divisione (senza un adeguato supporto logistico e senza l’appoggio aereo), non sarebbe stata in grado di resistere perché le forze germaniche, dislocate in Grecia, numerose e ben armate con un efficiente supporto aereo, avrebbero riconquistato l’isola, infliggendo gravi perdite all’Unità italiana.
Gli Alleati non solo si mostrarono disinteressati alla vicenda, ma impedirono a Badoglio di far intervenire la flotta italiana che era riparata a Malta.
I colloqui ed i patteggiamenti con i tedeschi furono molti, prima di giungere alle conclusioni paventate dal Generale Gandin. Alcuni Ufficiali inferiori dell’Artiglieria giunsero all’aperta contestazione dell’atteggiamento del Comandante la Divisione e si diffuse apertamente la sedizione e l’insubordinazione fra gli artiglieri ed alcuni marinai, fino ad aprire il fuoco con i cannoni contro due zatteroni della marina tedesca, che si avvicinavano all’isola, affondandoli e provocando otto morti fra l’equipaggio. A questa provocazione i tedeschi non reagirono, ma continuarono a trattare sperando in una soluzione soddisfacente per le parti. La situazione precipitò con la ricezione dell’ordine di Badoglio di iniziare le ostilità, con le conseguenze che ben conosciamo, perché i soldati italiani furono considerati franchi tiratori. Quanto sopra esposto narra, a grandi linee, le vicende ma non riporta nomi e particolari, per lasciare al lettore la scoperta di fatti delittuosi come l’uccisione proditoria di un Ufficiale Superiore, il tentato omicidio del Generale Gandin e le manifestazioni violente nei suoi confronti. Il testo presentato è preciso nella ricostruzione dei fatti e dei processi assolutori che videro il Pubblico Ministero ed il Giudice Istruttore convergere sulla tesi assolutoria per i mestatori, sostenendo tesi diverse basate su ricostruzioni falsificate anche nei particolari.
Massimo Filippini ha scritto questo libro con il cuore. Egli è il figlio del Maggiore del Genio Federico Filippini, Martire di Cefalonia, fucilato per rappresaglia dai tedeschi, Ufficiale integerrimo sempre al fianco del suo Generale al quale obbedì in ogni circostanza, essendo favorevole alla trattativa per salvare la vita dei soldati della Div. Acqui. L’autore sostiene la tesi che la follia omicida fu tedesca ma la responsabilità degli eccidi fu di quegli Ufficiali che incoscientemente osteggiarono fino all’insubordinazione, ottenendo in seguito onori e prebende. Ricordate i nomi d’Apollonio e Pampaloni, due personaggi che seppero ben sfruttare la vicenda.
Cefalonia è una pagina da aprire per intero per amore della verità denegata, riportando nella giusta luce i Martiri che pagarono per la follia di alcuni.
Filippini ci offre una descrizione lucida e perfetta dei fatti e del processo. Numerose le testimonianze dei superstiti che vissero per intero la tragedia ma non furono mai ascoltati. Il testo, corredato da numerose fotografie, è di lettura facile ed interessante.
NUOVO FRONTE N. 231 (2003) rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M. Bruno
 
 
Pietro Giulio Oddone e Carlo Viale FRATRICIDIO! I Caduti della Rsi nelle stragi dell'entroterra ligure
Serie Elefante NovAntico Editrice-Pinerolo, Lire 30.000 
ISBD: Fratricidio | : i caduti della RSI nelle stragi - Pinerolo : NovAntico, 1998 - 144 p. : ill. ; 24 cm. - Elefante
Collezione: Elefante
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Oddone, Pietro Giulio
Viale, Carlo
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: AL0001 - Biblioteca civica - Acqui Terme - AL
CN0040 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia - Cuneo - CN
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0265 - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\BVE\0149698
    Rovegno, Monte Zuccaro, Vigoponzo di Dernice, Garbagna, Monte Manfrei. 
    Tappe del dolore, Golgota delle sofferenze e della morte di centinaia di Italiani che credettero nella resurrezione della Patria e che ancora oggi riposano in tombe nascoste nei boschi o nelle fosse comuni dei cimiteri, sottratti al pianto delle madri, delle spose e dei figli, vittime sacrificali dell'orrida ideologia comunista che può imporsi solo con l'eliminazione fisica TOTALE dell'avversario. 
    In questo libro sono narrate le vicende di alcuni di questi nostri fratelli che non fecero più ritorno. Documenti ed elenchi sono fedelmente riportati nel testo, suscitando sdegno ed indignazione. E una lettura da consigliare a tutti per ripristinare la Verità. 
NUOVO FRONTE N. 186 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
Felice Borsato 1944 - RAPPORTO SHINGLE - La verità sullo sbarco di Anzio e la distruzione di Cassino  
Europa 92, Edizioni Internazionali, Lire 33.000
 
     
    L'ultimo conflitto mondiale è una fonte inesauribile 
    di memoriali e verità da rivelare. 
    Il testo presentato ci fornisce informazioni su due avvenimenti importanti che caratterizzarono la campagna d'Italia e che produssero lutti e sofferenze spropositati rispetto ai risultati ottenuti. 
    Alle vicende di Anzio l'Autore collega anche il bombardamento del 7 aprile 1944 della città di Treviso effettuato, insieme ad altri, per interrompere i trasporti ferroviari per il Sud Italia. 
    A dire il vero, "le verità" preannunciate erano già conosciute sia per quanto riguarda Anzio che per il bombardamento e la distruzione di Monte Cassino. Usualmente si dice che la guerra è una cosa troppo seria per essere lasciata ai militari, ma qui viene dimostrato che la guerra la devono fare i militari senza troppo ascoltare i politici nei dettagli tattici e strategici. 
    E’ noto che lo sbarco di Anzio fu voluto da Churchill per risolvere l'arresto imposto a Cassino alle truppe Alleate, così come il bombardamento e la distruzione dell'Abbazia benedettina di Monte Cassino furono imposti, politicamente, contro il parere del Comandante delle truppe americane della Va Armata Clarck per dare una caramella al Generale Freyberg comandante del Corpo di spedizione neozelandese, uomo squallido, incolto ed ottuso. 
    I tedeschi avevano posto in essere ogni azione per salvare l'Abbazia e riuscirono, nonostante le gravi difficoltà, a mettere al sicuro l'ingente patrimonio artistico e culturale dei benedettini. Il bombardamento permise alle truppe germaniche di utilizzare le macerie rinforzando il dispositivo difensivo. 
    Più complessa l'operazione dello sbarco di Anzio, che per poco non si trasformava in una clamorosa sconfitta per gli anglo americani. 
    Molti rimproverano l'eccessiva prudenza con cui fu manovrata la truppa da sbarco. Forse la prudenza non fu eccessiva in considerazione che l'operazione fu concepita frettolosamente senza un'adeguata opera di "Intelligence". Il fatto è che la testa di ponte corse il serio rischio d'essere ributtata in mare. 
    Nella descrizione delle operazioni molto spazio viene dato al concorso dei Reparti militari della Rsi che parteciparono con estremo valore alla difesa di Roma. 
    Gli aerosiluranti, pur con gravi perdite, conseguirono buoni successi, la Marina con i "barchini" della Xa attaccarono con decisione le navi nemiche mentre i Reparti di fanteria, rappresentati dai paracadutisti del Nembo, dal Reggimento Volontari Paracadutisti Italiani, dai Marò della Xa (Battaglione Barbarigo) e dalla Brigata d'assalto SS Italiana, suscitavano l'ammirazione ed il rispetto dell'Alleato germanico e degli invasori angloamericani., 
    Il Maggiore Rizzatti Comandante del Reggimento Paracadutisti, scomparso nel tentativo di bloccare i carri nemici, otteneva la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria. Gli atti di valore furono innumerevoli. Le altre testimonianze riportate riguardano la popolazione anziane che si trovò travolta dalle vicende della guerra soffrendo la fame ed ogni genere di privazione. 
    Il testo non sempre è di agevole lettura, in quanto prevale lo stile giornalistico su quello narrativo ma è ugualmente interessante per conoscere un periodo della nostra storia. 
NUOVO FRONTE N. 186 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno. 
Liliana Peirano RAGAZZI: PRESENTE 
Ed. RA. RA. - Mondovi Lire 25.000
Richiedere il libro  Casa Editrice Ra.Ra. di Mario Ravotti  e C., Via Torino 14, 12084, Mondovì.
Si invia contrassegno franco di porto.
Peirano, Liliana
ISBD: Ragazzi: presente / Liliana Peirano - Mondovi : RA.RA., 1998) - 123 p. : ill. ; 22 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Peirano, Liliana
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: CN0002 - Biblioteca civica Giovanni Ferrero - Alba - CN
CN0040 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia - Cuneo - CN
CN0047 - Biblioteca civica Beppe Milano - Farigliano - CN
CN0065 - Biblioteca civica - Mondovi' - CN
CN0170 - Biblioteca civica Stefano Bottasso - Peveragno - CN
TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0708210
    La giovane Autrice ha voluto conoscere, sapere e far sapere la verità su una strage infame che passa sotto il nome di "La battaglia di Sommariva Perno" datata 14 aprile 1945. 
    Correndo rischi personali, superando muri di omertà che fanno impallidire quelli della mafia, Liliana Peirano, consultando documenti ed intervistando i superstiti ha ricostruito, per quanto possibile, gli avvenimenti che culminarono in un assassinio di massa. 
    Ancora oggi la grande stampa pone in rilievo la sorte dei "desaparecidos" dell'America del Sud ma non spreca una virgola sui tanti Soldati Italiani uccisi a tradimento dalle bande comuniste e fatti sparire in fosse scavate nei boschi; ancora oggi chi va alla ricerca di queste tombe senza croce viene minacciato o si scontra con una serie infinita di "non so" o "non ricordo".  
    Hanno paura dei morti, sanno di avere ucciso dei Soldati, dei ragazzi forti della loro purezza, che credevano nella Patria; sanno di avere commesso degli omicidi, non hanno la coscienza del combattente ma quella del debole che sfoga i più bassi istinti su chi non può reagire. Nel testo sono riportati i nomi ed i cognomi dei responsabili, sono descritti i fatti, con i particolari dell'imboscata senza scampo che dopo tre ore ebbe ragione dei superstiti che avevano terminato le munizioni. Molti prigionieri furono fucilati dopo la conclusione della guerra, molti feriti furono uccisi a terra, tutti furono sottoposti a violenze. Il 9 maggio 1945 vennero fucilati gli ultimi sette, mentre per ordine degli americani venivano trasferiti in un campo di concentramento. 
    Ancora oggi non è possibile il bilancio della strage, molte tombe sono introvabili. 
    Ristabilire la verità è necessario ed opportuno, altrimenti i valori della resistenza rimangono quelli delle bande comuniste. 
NUOVO FRONTE N. 186 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.  
 
 
 
Aldo Santamaria I PADRINI DELLA PATRIA
Edizioni Settimo Sigillo 
La Repubblica italiana, nata nel 1946, ebbe una madre dai molti amanti e protettori: la sconfitta militare verso cui ebbero fatali attrazioni il "clan" capeggiato dai generali dell'alto comando, faccendieri legati al mondo dell'alta finanza e della grande industria che erano di casa al Quirinale e nei corridoi ministeriali, uomini politici fascisti e antifascisti esperti nell'arte dell'intrigo e nella tecnica del doppiogioco, capimafia e "venerabili maestri" animati dal desiderio di aprire le vie ai nuovi centri di potere affaristico. La Repubblica ha avuto inoltre, nel succedersi dei suoi "anni esaltanti", molti "padrini" che hanno tenuto a battesimo sul palcoscenico del teatro nazionale spettacoli altamente rappresentativi dell'affinamento delle tecniche di disonestà politica, intellettuale e amministrativa.
Questo scritto parte proprio dalle vicende conclusive del conflitto mondiale, per giungere, attraverso la descrizione di episodi singolari e gravi, alla stagione dei temporali politico giudiziari degli anni Novanta che, si dice, avrebbero posto fine alle "allegrie" della prima Repubblica. Un libro che non pretende di essere il risultato di elaborate analisi tecnico-scientifiche ma, più semplicemente, un'opera di riproposizione critica di alcuni degli avvenimenti che maggiormente hanno caratterizzato larga parte del secolo. Un lavoro, se si vuole, di "giomalismo storico" teso a fornire materiale di conoscenza, di rimembranza e di riflessione.
Massimo Lucioli e Davide Sabatini LA CIOCIARA E LE ALTRE Il corpo di spedizione francese in Italia. 1943-1944
Prefazione di Bruno d’Epiro Edizione Tusculum L. 25.000 - Casella postale aperta 00044 Frascati (Roma) - Pag. 158
Lucioli, Massimo
ISBD: La ciociara e le altre : il corpo di spedizione - Roma : Ed. Tusculum, 1998 - 158 p. : ill ; 21 cm.(( - In front.: Centro studi storici Tusculum
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Lucioli, Massimo
Sabatini, David
Soggetti: GUERRA MONDIALE 1939-1945 - ITALIA - 1943-1944 
CORPO DI SPEDIZIONE FRANCESE
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FR0050 - Biblioteca comunale - Pofi - FR
RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA
RM1189 - Biblioteca della Fondazione Ugo Spirito - Roma - RM
TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0715798
    Nel nostro Paese tragedie immani, come quelle subite in alcune regioni ad opera delle truppe Alleate (fra loro) portatrici di libertà e benessere, sono passate nel dimenticatoio per fare spazio alle leggende "liberatorie’’.
    Il risultato è l’omertà rievocativa innestata alla paura di essere additati alla pubblica opinione come marocchinati od altro.
    Il testo presentato, corredato da opportune testimonianze e documenti, apre una pagina di storia tenuta segreta con la complicità dei coinvolti. In verità si parlava di paesi "marocchinati’’ ed "infettati’’ dalle malattie veneree ma tutto si fermava ai "si dice’’. Qualche episodio, venuto alla luce, era compreso nelle inevitabili conseguenze della guerra che costringeva gli eserciti ad accogliere qualche delinquente. La verità è diversa. Considerata l’impossibilità di sfondare le linee tedesche di Cassino e visto il fallimento dello sbarco di Anzio, il Comando Alleato commise due crimini indegni di un esercito che si presentava con la bandiera della libertà apportatrice di rispetto per i diritti umani.
    Il primo crimine fu la distruzione totale dell’Abbazia di Montecas-sino, assolutamente sgombra da ogni soldati tedesco: si volle colpire il simbolo rappresentato con la sua imponenza statica in un luogo sconvolto dalle bombe. Solo da pochi giorni l’Esercito tedesco aveva posto in salvo e consegnato al Vaticano l’immenso tesoro librario dell’Abbazia (ci vollero circa cinquanta autocarri) altrimenti la civiltà occidentale sarebbe stata privata di un patrimonio inestimabile.
    Sulle macerie di Montecassino furono estese le difese per cui la soluzione del problema doveva essere trovata in altra parte. Era necessario l’aggiramento del complesso montuoso e fu affidato l’incarico alle truppe marocchine dell’esercito francese al comando del Generale Alphonse Juin.
    Questo gentiluomo (?) con il beneplacito del comando Alleato promise, anzi autorizzò, con apposito proclama, i soldati marocchini a fare terra bruciata dei paesi e dei villaggi italiani.
"... oltre quei monti, ... c’è una terra larga e ricca di donne, di vino, di case. Se voi riuscirete a passare oltre quella linea senza lasciare vivo un solo nemico, il vostro generale vi promette, vi giura, vi proclama che quello donne, quel vino, quelle case, tutto quello che troverete sarà vostro, a vostro piacimento e volontà.
Per cinquanta ore. E potrete avere tutto, far tutto, prendere tutto, distruggere o portare via, se avrete vinto, se ve lo sarete meritato.
Il vostro generale manterrà la sua promessa, se voi ubbidirete per l’ultima volta fino alla vittoria’’.
    Questo proclama non è mai stato smentito.
    I marocchini furono aizzati dagli ufficiali francesi e due mesi prima dell’impiego furono tenuti in quarantena, nei loro campi, e privati delle prostitute al seguito.
    La furia si scatenò nel Lazio, per continuare in Toscana ed avere termine sull’isola d’Elba ove non furono risparmiati neanche i Carabinieri.
    In quattro capitoli, di lettura interessante e documentata, è raccontato il martirio di italiani che furono liberati del peso della vita, della proprietà degli averi, dell’affettività dei familiari, del decoro, della dignità personale, dell’intimità del corpo: violentati nel corpo e nell’anima. Certamente non vi fu nessuna Norimberga, non vi fu condanna, non si invocano giorni della memoria.
    Informiamoci e denunciamo tutte, non diamo tregua a chi è vissuto sulle disgrazie del nostro popolo.
NUOVO FRONTE N. 200 (2000) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
        Le turpi azioni dell'esercito coloniale di invasione lasciate liberamente svolgere dai Comandi Alleati. Un dramma che destò sgomento persino nel Parlamento italiano del dopoguerra così ben disposto con gli "Alleati".Vedi per la Camera dei Deputati 7 aprile 1952  interpellanza a tutela delle donne violentate dai goumier marocchini e algerini in http://www.larchivio.com/storia.htm
Giuseppe Spina DIARIO DI GUERRA DI UN SEDICENNE
Edizioni Settimo Sigillo 
Lazzaro Maria de Bernardis, già professore ordinario all'Ateneo genovese, ha scritto che: «Un libro è soltanto un libro (e non un titolo scientifico), una ricerca è soltanto il soddisfacimento di una curiosità intellettuale (e non un mezzo per fare carriera)».
Così però non è per tutti e l'affannoso tentativo di acquisire un titolo scientifico da utilizzare poi per far carriera, porta molti ricercatori ad adulare i vincenti, ad accettare di mantenersi, come si diceva sotto la naja: «Tutti inquadrati in fila e ben coperti», anche e forse soprattutto in campo storiografico moderno dove gli interessi e le convenienze che sono poste, a volte, a salvaguardia di una determinata immagine politica o alla conservazione di una versione dei fatti, permangono fortissimi e duri a morire.
Così è stato per il cosiddetto ventennio e per colui che lo incarnò in prima persona e ne permeò lo scorrere degli anni; anni contrassegnati da successi e, purtroppo, anche da errori o errate valutazioni, soprattutto di politica internazionale che egli pagò personalmente, senza scaricare su nessuno, in quelle tragiche ore che si consumarono in Comune di Tremezzina sul lago di Corno il 28 aprile 1945.
Chi sale la stretta e tortuosa strada Regina che costeggia da Corno il lago, può già rendersi conto ad un primo elementare esame dei luoghi, che la versione secondo cui Mussolini fuggiva verso la Svizzera non regge. Per quale motivo con il confine elvetico a pochi passi da Corno, Mussolini era salito sino a Dongo per raggiungere la frontiera? Chiaramente non per dirigersi in Svizzera; forse ci pensò solo nelle ore confusionarie seguite alla sosta a Menaggio, quando la speranza di raggiungere Colico e la Valtellina si faceva sempre più lontana chimera.
Ciò che si consumò lassù tra le balze della costa Tremezzina, una vicenda ricoperta da mezzo secolo di mezze verità e tante menzogne, come ha detto Urbano Lazzaro, il commissario B1H della Brigata Clerici, è ancora difficile da chiarire.
Come si è quasi fatta leggenda, la storia dei partigiani dell'Oltrepò saliti con Valerio per esecutare ministri e gerarchi. Leggenda creatasi proprio per il mistero in cui quel giovani furono relegati nel corso di questi decenni, forse per timore, forse per disciplina di partito o chissà per quale altro recondito motivo. Un misterioso silenzio dal quale sono usciti, e non tutti i sopravvissuti, solo oggi a oltre mezzo secolo di distanza.
La loro vicenda, che si snoda da Varzi per concludersi in Piazzale Loreto, costituisce la parte più consistente dei ventuno capitoli in cui si riparte l'in-
chiesta.
In ognuno di essi, quasi come angelo custode o demone custode, secondo le opinioni, secondo chi lo ha giudicato e lo giudicherà dopo la lettura, è la figura del- commissario Piero (Orfeo Landini) il responsabile del SIP partigiano della Zona Militare Oltrepò che, inaspettatamente, ha deciso di sciogliersi al ricordi, esauritasi la cinquantennale consegna del silenzio, narrando i fatti di cui fu protagonista e che si consumarono tra Dongo e Bonzanigo, tra le strettissime stradette di quell'abitato seicentesco.
Nel saggio è dunque la verità sulla vicenda umana e militare di quei dodici ragazzi partiti da Varzi e sulla misteriosa morte del Duce?
t il lettore che, dopo aver letto e compulsato le varie fonti raccolte nel dovuto ordine temporale di svolgimento, dovrà, come fosse uno storico, trarre le sue conclusioni ed accettare o non accettare la versione che dal racconto emerge... anche se, come disse un giorno al senatore Giorgio Pisanò il partigiano Guglielmo Cantoni (Sandrino), uno dei due guardiani del Duce lassù a Bonzanigo, della morte di Mussolini si parlerà ancora... si continuerà ancora a parlare, anche tra cent'anni.
Voghera, 4 novembre 1998. L'autore
Introduzione
 
 
 
Spadaro Giuseppe A. IL FASCISMO CROCEVIA DELLA MODERNITÀ
Settimo Sigillo 1998  
Buchignani Paolo FASCISTI ROSSI
Mondadori 1998  
Curtois, Bert, Fannè, Paczkowski, Bartosek, Margolin IL LIBRO NERO DEL COMUNISMO
Mondadori 1998  
 
 
 
Costa Carla SERVIZIO SEGRETO
Europa 1998 
PER CINQUE CADUTI
Federazione Scuole AA.UU. G.N.R. 1998
Fabbri Marcello IL SERGENTE CHE NON POTEVA MORIRE
Edizioni Medicee 1998 
  
 
 
Bornia Ricciotti AMERICA DOLCE E AMARA!
Macchione 1998 
Giulio Bacci di Capaci PAPA' SIAMO IN CAMPI OPPOSTI
Firenze, Tip. Grazia, 1998, pp. 120, cm 16,6x24, s.i.p.
(Un documento prezioso-La famiglia divisa)
     Quante "tragedie" familiari abbia provocato la "tragedia" nazionale dell'8 settembre 1943 non lo sapremo mai. Come è stata vissuta, invece, una di queste tragedie ci viene oggi documentato dalle significative pagine di Giulio Bacci di Capaci "Papà, siamo in campi opposti".
    Giulio, figlio dell'ammiraglio di squadra Guido Bacci di Capaci, allo scoppio della guerra era sottotenente di Artiglieria. Si diede da fare non per sfruttare il nome dei padre allo scopo di evitare la guerra, ma per l'obiettivo opposto, cioé andare a combattere. Ci riuscì. Combatte valorosamente in Africa Settentrionale, ma con la caduta di Bardia venne fatto prigioniero dagli inglesi.
    Solita trafila nei diversi campi per finire in India, a Yol. Lunghi interminabili anni dietro il filo spinato. E, dopo l'8 settembre 1943, la sciagura della collaborazione a dividere i prigionieri. Il Nostro rifiuta qualsiasi compromesso per restare un NON sino all'ultimo. Un NON non "estremista", ma un NON per la dignità di uomo e di soldato confinato, ovviamente, nel "fascists' criminal camp".
    La tragedia familiare comincia qui, quando il Nostro riceve una lettera del padre che gli comunica d'essere al Sud, con il Re. Il padre confessa d'essere rimasto deluso dalla posizione opposta assunta invece dal figlio. A distanza di tanti chilometri ed in condizioni tanto diverse, tra padre e figlio si svolge una dolorosa polemica nella quale ciascuno dei due si rammarica dell'atteggiamento dell'altro pur sforzandosi di comprendeme le ragioni.
    E' qui è l'originalità del libro, che si basa sul "diario" del padre e sulle lettere scambiate tra padre (e anche madre) e figlio. L'Autore ha preso in mano questa documentazione dopo molti anni dal rimpatrio, arricchendola con i ricordi personali. Ne è uscito un documento omogeneo, che non esitiamo a definire unico nel suo genere e soprattutto per la storia della divisione tra italiani: da una parte quelli sicuri di perdere ma decisi a salvare la dignità personale e della Nazione, dall'altra parte quelli pronti a salire sul carro dei vincitore e ciò in barba a qualsiasi principio di etica.  Ma tra questi ultimi v'era anche gente in buona fede -bisogna riconoscere- gente che credeva così di aiutare l'Italia a uscire dal baratro con meno danni possibili. Uno di questi era certamente l'ammiraglio Guido Bacci di Capaci. "Ma, allora, perché in campi opposti?" si è chiesto l'Autore che sperava di avere una risposta dal padre al momento del rimpatrio. La risposta non venne mai perché -ed il figlio Giulio non era ancora rientrato- al momento della partenza per l'esilio del re Umberto Il il cuore del padre non aveva retto.
    Ci scrive la signora Maria Teresa: "Questo librino è un ricordo di mio marito, il sottotenente Giulio Bacci di Capaci, un NON che non c'è più, e che ha dedicato alla stesura di questi ricordi i suoi ultimi anni, ricordi che con i miei figli abbiamo riordinato in occasione dei cinque anni dalla sua scomparsa. Non è che un piccolo tassello (e tanti ne mancano ancora!) di quel terribile, atroce mosaico andato in frantumi, che è stata la guerra!"
    Un piccolo tassello, è vero, ma è così che si compone il mosaico, ecco perché insistiamo con tutti per avere le testimoníanze dei protagonisti prima che sia troppo tardi.
A.B.
VOLONTA' N. 2 Febbraio 1999
Accolla E., Franzolin U., Giorleo A., Grazioli F. STORIE D'AMORE E DI GUERRA
Settimo Sigillo 1998  
 
 
Pierfranco Malfettani IL BTG. "RISOLUTI" DELLA Xa MAS. Il cacciasommergibili "Landi" - Il pontone armato G.M. 194 - La "San Marco" al colle del Giovo 
NovAntico Editrice, Lire 20.000, C.P. 28 10064 Pinerolo (TO) 
Malfettani, Pierfranco
ISBD: Il battaglione Risoluti della 10. Mas : il - Pinerolo : NovAntico, 1998 - 80 p. : ill. ; 24 cm. - Documenta
Collezione: Documenta
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Malfettani , Pierfranco
Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Il Btg. Risoluti della 10. Mas.
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0265 - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\BVE\0163536
    Questo reparto, di cui ha già trattato il nostro collaboratore Giuseppe Rocco nel N. 186, è oggetto di un particolare approfondimento ad opera di Pierfranco Malfettani. Volentieri lo segnaliamo a quanti volessero conoscere nei dettagli le vicende del Battaglione, unicamente a quelle di altre piccole unità della RSI. 
NUOVO FRONTE N. 187 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
Luigi Cazzadori OSVALDO VALENTI E LUISA FERIDA GLORIA PROCESSO E MORTE DEI DUE DIVI DAL FASCISMO ALLA RSI
LUX n. 10 - NovAntico Editrice - Cp 28 10064 Pinerolo (TO) - Tel. 0337/215494 - Fax 0121/71977, Lire 15.000 pg. 80
Cazzadori, Luigi
ISBD: Osvaldo Valenti Luisa Ferida : gloria, - Pinerolo : Novantico, 1998 - 79 p. : ill. ; 24 cm. - Lux
Collezione: Lux
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Cazzadori, Luigi
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
TO0265 - Biblioteca nazionale universitaria - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0638916
    Per la serie "LUX - facciamo luce sulla nostra storia" la NovAntico ci offre un nuovo testo con riferimento alle vicende dei due attori.
    Osvaldo Valenti e Luisa Ferida furono tra i migliori esponenti del cinema italiano che trovò, nel Regime Fascista, la possibilità d'essere sostenuto con adeguate strutture e finanziamenti.
    Giovani ed innamorati, in contrasto con l'immagine cinematografica, furono legati tra loro fino alla morte.
    Nel testo vengono trattate le vicende che portarono i due attori alla uccisione, per mano della banda partigiana di Marozin, ed alla depredazione di ogni loro avere dopo averli illusi su una probabile salvezza.
    Accusati di nefandezze mai commesse, rei solo di aver aderito alla RSI, di aver militato nella Decima Mas, furono uccisi, con la scusa di dare un esempio, e a questa uccisione non sembra estraneo l'ordine impartito dal nonno degli italiani, premio di bontà, Sandro Pertini.
    Fino all'ultimo non credettero di morire, speravano che tutto si sarebbe risolto e furono certi della loro sorte solo quando furono trasportati in via Poliziano, a Milano, ove una raffica di mitra li lasciò agonizzanti sul terreno.
    Un'altra pagina vergognosa che lascia perplessi quando si sente parlare di certi valori.
    Unici valori della vicenda furono quelli rapinati ad Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. Come sempre.
NUOVO FRONTE N. 185 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.
 
 
 

GIOVANNI D’AURIA - PILOTA 
D'Auria, Francesco Paolo
ISBD: Giovanni d' Auria pilota / [Francesco Paolo - [S. l. : s. n.], stampa 1998 (Roma : C. Cervai) - 400 p. : ill. ; 24 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: D'Auria, Francesco Paolo
Soggetti: D'AURIA, GIOVANNI
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
PV0291 - Biblioteca universitaria - Pavia - PV
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
Codice identificativo: IT\ICCU\BVE\0152171
    Questo libro è stato scritto dal figlio Francesco Paolo d'Auria per onorare e ricordare la figura del padre Giovanni, Generale, combattente, squadrista, epurato ed incarcerato per avere aderito alla Repubblica Sociale Italiana. E’ stato Comandante del 90 Stormo da Bombardamento impiegato su Malta e sulle forze aeronavali avversarie nel Mediterraneo. 
    Il testo è distribuito gratuitamente attraverso le Associazioni o i periodici sotto riportati. Una eventuale offerta, che si reputa congrua, pari a lire trentamila, può essere versata alle Associazioni ed ai periodici stessi. 
    Associazioni Famiglie Caduti e Dispersi della Rsi Unione Nazionale Combattenti Rsi, Associazione Nazionale, Ufficiali Aeronautica, Associazione Volontari Bir el Gobi (Piccola Caprera), Periodici:, Ala Tricolore, Nuovo Fronte, Italia Tricolore, Eventuali altre Associazioni Combattentistiche, di Reduci e Perseguitati che ne facciano richiesta. 
    La lettura di questo libro mi ha fatto respirare aria di casa e mi ha riportato con la memoria alla mia fanciullezza ed alla mia adolescenza, alle prime sofferenze, al ricordo ed al confronto con un'Italia di passione e di fede che non c'è più. 
    Come l'Autore, ho vissuto fin dall'infanzia sui campi di aviazione, e le descrizioni del testo sono fedeli nel riprodurre quel clima particolare che si respirava sugli aeroporti, la passione e la professionalità veniva giornalmente espressa nell'oscura ed eroica attività di volo giornaliera, in pace ed in guerra, o nel conseguimento di importanti traguardi come le trasvolate atlantiche. 
    Con penna felice ed efficace viene rivissuto il 25 luglio e sofferto l'8 settembre infausto. 
    E’ il giorno delle scelte: rinnegare il passato, i Caduti, continuare a mantenere fede alla parola data, oppure obbedire agli ordini di un re fuggiasco che abbandonava l'Italia ad un destino infame. 
    L'allora Colonnello d'Auria scelse la via più difficile, in piena coerenza con se stesso, con il Suo modo di concepire l'etica militare, e aderì alla Rsi con la piena consapevolezza di partecipare ad una guerra persa sul piano militare ma tutta da vincere sul piano dell'onore. 
    Quella scelta costò molto sia in termini morali che materiali; la vendetta dei vili e dei rinunciatari ebbe libero sfogo ed i più puri pagarono con la vita o con la messa al bando. 
    Galera, fame, rinunce, porte sbattute in faccia, false espressioni di circostanza, rappresentarono la continuità giornaliera, come ben sanno tanti combattenti sopravvissuti all'ecatombe. 
    Attraverso la narrazione efficace dell'Autore, si rivivono i periodi di esaltazione e quelli della denigrazione; la figura del Padre si staglia sullo sfondo degli avvenimenti trasformando il testo in una testimonianza lucida e vicina. 
    La lettura è molto interessante sia per i giovani che vogliono sapere che per gli anziani che vogliono rivivere anni irripetibili. 
NUOVO FRONTE N. 186 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.

Giuseppe Rocco Con ONORE per l'ONORE L'organizzazione militare della RSI sul finire della seconda guerra mondiale.
Grego & Grego Editore, Via Verona 10 - MILANO, Tel. 02/58312811, Lire 28.000 Pagine 231
Rocco, Giuseppe 
ISBD: L' organizzazione militare della RSI sul finire - Milano : Greco e Greco, 1998 - 231 p. : ill., c. geogr. ; 21 cm. 
Collezione: Saggi 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri:: ISBN - 88-7980-173-2 
Nomi: Rocco, Giuseppe 
Soggetti: Repubblica Sociale Italiana . 1943-1945 - 
 Forze armate 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: MI0339 - Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano - MI 
 RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA 
 RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
Codice identificativo: IT\ICCU\IEI\0122647
    Non sono pochi quelli che ignorano la consistenza e l'organizzazione delle Forze Armate della RSI e molti tendono a ridicolizzare con il termine "repubblichini" i Soldati che con slancio sublime ne ricostituirono le fila.
    La tragedia vergognosa dell'8 settembre provocò lo sfaldamento di tutte le Forze Armate, dislocate sia in patria che all'estero, determinando lo sfacelo degli animi, l'abbandono dell'Italia agli eserciti stranieri ed il campo di prigionia per circa 500.000 soldati. Fortunatamente non mancò la reazione di tanti combattenti che non accettarono il tradimento degli ideali e l'oblio dei Caduti.
    A questi singoli Uomini ed ai pochi Reparti che mantennero salda la coesione si affiancarono centinaia di migliaia di volontari, la più bella gioventù d'Italia con i veterani di Africa, della Spagna, della Russia, con l'unico desiderio di tornare a combattere per l'ONORE.
    Seppero opporsi agli intrighi tedeschi che non vedevano di buon occhio la costituzione di FFAA, forti ed efficienti, operanti in autonomia, preferendole inquadrate sotto rigido controllo germanico; seppero rivendicare l'italianità di tutto il territorio nazionale opponendosi a Gorizia, a Trieste e nell'Istria ai tentativi di annessione del Gauleiter Reiner; si opposero con grande valore e tenacia ai partigiani di Tito proibendo loro l'accesso in Italia, combatterono a Cassino, ad Anzio, alle porte di Roma, sulla linea Gotica, sul Po e nelle Alpi Occidentali impedendo alle truppe francesi di occupare la Val d'Aosta.
    I cieli furono testimoni del sacrificio di un'Aviazione nata dal nulla che si opponeva con indomito coraggio allo strapotere dei "Liberatori"; i mezzi d'assalto della Marina colpirono fino all'ultimo giorno di guerra. Tutto questo tra l'isolamento e l'incomprensione di molti e l'assassinio alle spalle.
    Il testo di Giuseppe Rocco in modo chiaro e semplice ci fornisce la possibilità di conoscere per ogni Reparto la sua breve storia, la dislocazione, la consistenza, l'organico numerico e la partecipazione al conflitto.
    La fonte principale d'informazione proviene dall'opera di Pisanò, con l'apporto di testimonianze dei protagonisti, ed il risultato è encomiabile perché ci permette una panoramica esaustiva di un grande sforzo organizzativo che, solo con il sostegno della fede nella rinascita della Patria, poteva essere operato.
    L'Esercito, la Marina, la Decima, l'Aeronautica, la Guardia Nazionale Repubblicana, le formazioni Ausiliarie rivivono nelle pagine di questo libro che si legge con grande interesse.
    Per la serietà della trattazione degli argomenti ben può figurare fra i testi di carattere militare.
    E auspicabile che susciti l'interesse dei giovani alla ricerca della VERITA' storica lontana dai pregiudizi e dagli interessi della bassa politica. 
NUOVO FRONTE N. 185 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.

Rosa Melai ROVEGNO E CREVASCO MARZO-APRILE 1945
 
 
    A cura di Rosa Melai, infaticabile animatrice del Comitato Ricerche e Onoranze ai Caduti della RSI, è stato pubblicato un opuscolo che apporta nuovi contributi alla conoscenza dei fatti di Rovegno e Cravasco (GE), pagine fra le più dolorose del marzo/aprile 1945. Quanti fossero interessati, possono rivolgersi direttamente a Rosa Melai (Tel. 010/580.737) oppure al nostro periodico.
NUOVO FRONTE N. 185 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.

Nino Arena PER L'ONORE D'ITALIA Storia del Reggimento Arditi Paracadutisti della Rsi 1943-1945
C.D.L. Edizioni via Aurora 2 - 27045 Casteggio (PV) Pubblicato a cura dei Reduci del Rgt. Folgore-Rsi a ricordo ed onore dei Camerati Caduti 1943-1945. Pag. 362 Lire 68.000
Arena, Nino
ISBD: Per l' onore d'Italia : storia del RGT. arditi - Casteggio, PV - VII, 362 p. : ill. ; 29 cm.(( - In calce al front.: Pubblicato a cura dei reduci del RGT. Folgore/R.S.I. a ricordo ed onore dei camerati caduti 1943-1945
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Arena, Nino
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: TO0473 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte - Torino - TO
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0643452
    Presentato dall'ultimo Comandante del Rgt. Paracadutisti, Edoardo Sala, il volume di Nino Arena ci offre la possibilità di conoscere ed approfondire le vicende di questa magnifica Unità, degna erede della "Folgore" di El Alamein.
    Le tradizioni di valore e di fedeltà che i Paracadutisti italiani seppero e sanno dimostrare, ancora oggi sono oggetto di biliosi attacchi da parte di "sinistri" figuri che mal sopportano il confronto con giovani puliti, sani nel corpo e nello spirito, paladini d'Italia. L'8 settembre segnò il disfacimento dell'Esercito Italiano, ma i Reparti Paracadutisti seppero operare scelte decise nei due campi. In Calabria ed in Sardegna vi furono eventi dolorosi causati dalle scelte fatte. Reparti della Nembo si ritrovarono a fianco dell'alleato germanico, contrastando lo sbarco di Salerno o provvedendo al rientro in continente dalla Sardegna. La partecipazione alla battaglia di Nettuno, alla battaglia in difesa di Roma, la ritirata al Nord, la riorganizzazione dei Reparti, l'assegnazione degli stessi al fronte Occidentale Alpino, il 25 aprile e lo scioglimento del Rgt. sono oggetto di studio e della fatica di Nino Arena, fecondo scrittore di storia militare.
    Con dovizia di documentazioni, fotografie e testimonianze è stato creato un documento che testimonia il valore, l'abnegazione, lo spirito di sacrificio ed il senso del dovere dei giovani volontari e degli anziani combattenti d'Africa che costituirono il Rgt. Folgore.
    Furono migliaia i giovani che chiesero d'essere arruolati nel "Folgore", che affrontarono il rischio e la morte per l'ONORE d'ITALIA, mossi non dallo spirito d'avventura, ma dal desiderio di non deludere i combattenti ed i Caduti della guerra tradita, per non rendere inutile il sangue versato.
    Il desiderio era quello di combattere contro il nemico invasore; non avevano alcuna intenzione di versare sangue fraterno, non reagirono alle provocazioni ma dovettero cedere per non soccombere; seppero affrontare chi sparava loro alle spalle, con fermezza ma senza eccessi. La capacità di comando degli Ufficiali trovò ampia dimostrazione nelle vicende del 25 aprile, con il supporto dello spirito di disciplina e la fierezza dei paracadutisti che non cedettero le armi ai Comitati di Liberazione, imponendosi fino a mantenere l'ordine pubblico ed offrendo la propria collaborazione per impedire che le truppe francesi occupassero la Valle d'Aosta.
    Soldati superbi che seppero ottenere il rispetto, la stima e l'ammirazione di nemici ed alleati.
 La lettura di questo testo è necessaria per ricomporre la verità sulle FFAA della Repubblica Sociale; la controinformazione è un dovere preciso perché le generazioni non apprendano una storia falsata dagli interessi di parte.
    Il libro è completato dall'elenco degli appartenenti al Rgt, dall'elenco dei decorati, dalla suddivisione dei Caduti per fronti operativi e dai nominativi dei Caduti/Dispersi secondo i fronti operativi. Un'opera completa.
NUOVO FRONTE N. 183 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.

Maria Cristina Testa FALCO IN PICCHIATA. Storia di un combattente dell'aria
Copyright P.P.S. Editrice - Viale Milazzo 35 - Parma - pagine 229
Testa, Maria Cristina
ISBD: Falco in picchiata : storia di un combattente - Parma : PPS, stampa 1998 - 229 p. ; 24 cm.
Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Nomi: Testa , Maria Cristina
Paese di Pubblicazione: IT
Lingua di Pubblicazione: ita
Localizzazioni: FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
PR0031 - Biblioteca civica - Parma - PR
PR0040 - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Parma - Parma - PR
PR0072 - Biblioteca Palatina - Parma - PR
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM
Codice identificativo: IT\ICCU\CFI\0466687
In concomitanza con le celebrazioni per il 75° anno di vita dell'Aeronautica Militare viene data alle stampe questa complessa, avvincente biografia che percorre la variopinta vicenda umana di un irruente, esuberante uomo d'azione, di uno straordinario pilota che durante la seconda guerra mondiale si è distinto per eroismo, coraggio, abilità.
Un'accesa, vivace girandola di coinvolgenti emozioni, un racconto effervescente ricco di fascino e di curiosità, un'esistenza intensamente vissuta con autenticità e freschezza di sentimenti, cruda e drammatica ma al tempo stesso ironica e spiritosa.
Il Ten. Col. Pilota Fernando Malvezzi è nato a Noceto in provincia di Parma il 28 ottobre 1912. Entrato giovanissimo nella Regia Aeronautica, dopo aver partecipato alla guerra di Abissinia, ha frequentato l’Accademia aeronautica di Firenze, classificandosi secondo su cento allievi. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, ha partecipato alla campagna bellica su Malta e in Grecia. Comandante di squadriglia da bombardamento in picchiata, il 10 gennaio 1941 a sud di Pantelleria affondava l'incrociatore H.M.S. Southampton, venendo poi trasferito in Libia. Assegnato a Gorizia al 9° Gruppo del 4° Stormo Caccia ha preso parte alle operazioni su Malta, venendo poi trasferito in Africa settentrionale e quindi in Sicilia. Ha partecipato alle campagne belliche nell'estate del 1942 nel cielo egiziano. Considerato uno dei "leoni ruggenti" dell'aviazione, pluridecorato con medaglie d'argento ed altri importanti riconoscimenti, dopo il drammatico epilogo dell'8 settembre, è rimasto a combattere al nord Italia, con l'aviazione Nazionale Repubblicana, ed ha comandato il 3° Gruppo Caccia, a difesa delle città italiane.
NUOVO FRONTE N. 202 (2000) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.

ALBUM REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 20 Foto X MAS e MARINA
LIRE 25.000, Novantico Editrice C.R 28, 10064 PINEROLO
 
 
     Per gli interessati all'uniformologia e a chi vuole avere maggiore conoscenza della Xa MAS la NovAntico pone a disposizione la raccolta presentata. Anche questo è un modo di far luce sul passato.
NUOVO FRONTE N. 181 (1998) Rubrica "Leggiamo assieme" a cura di M.Bruno.                    
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
ISBD: Salo : album della Repubblica di Mussolini / a - Milano : Rizzoli, 1998 - 303 p. : in gran parte ill. ; 22 cm. - Album della storia 
Collezione: Album della storia 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-17-88601-7 
Nomi: Cervi, Mario 
Soggetti: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 1943-1945 - 
FOTOGRAFIE 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: MO0035 - Biblioteca comunale - Mirandola - MO 
RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
Codice identificativo: IT\ICCU\IEI\0130656 
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
Sebastiani, Piero 
ISBD: La mia guerra : con la 36. Brigata nera fino al - Milano : Mursia, [1998] - VIII, 166 p. ; 21 cm. - Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Collezione: Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-425-2280-5 
Bibliografia Nazionale - 98-13593 
Nomi: Sebastiani, Piero 
Pansa, Giampaolo 
Soggetti: Repubblica sociale italiana <1943-1945> - 
Diari e memorie 
Classificazione: 945.0916092 - Penisola italiana e isoleadiacenti. Periodo della resistenza armata edella fine del Regno, 1943-1946. Persone 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: AL0104 - Biblioteca civica - Valenza - AL 
AL0135 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea in provincia di Alessandria - Alessandria - AL 
BG0026 - Biblioteca civica Angelo Mai - Bergamo - BG 
BI0025 - Biblioteca civica - Biella - BI 
BO0199 - Biblioteca comunale - Imola - BO 
BO0305 - Biblioteca comunale di Storia della Resistenza - Bologna - BO 
BO0392 - Biblioteca dell'Istituto Gramsci - Bologna - BO 
CN0037 - Biblioteca civica - Cuneo - CN 
CN0040 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia - Cuneo - CN 
CN0049 - Biblioteca civica - Fossano - CN 
CN0103 - Biblioteca civica - Savigliano - CN 
FC0018 - Biblioteca comunale Aurelio Saffi - Forli' - FC 
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
FI0101 - Biblioteca Marucelliana - Firenze - FI 
GO0025 - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - GO 
MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI 
MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI 
MI0339 - Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano - MI 
MI1022 - Biblioteca dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio - Sesto San Giovanni - MI 
MI1260 
MO0019 - Biblioteca comunale - Cavezzo - MO 
MO0135 - Biblioteca civica Antonio Delfini - Modena - MO 
MO0155 - Biblioteca dell'Istituto Storico della Resistenza di Modena e Provincia - Modena - MO 
PD0316 - Biblioteca generale della Facolta' di scienze politiche Ettore Anchieri dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
PD0328 - Biblioteca del Dipartimento di storia dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
PV0190 - Biblioteca Civica Ricottiana - Voghera - PV 
PV0291 - Biblioteca universitaria - Pavia - PV 
RA0016 - Biblioteca comunale Manfrediana - Faenza - RA 
RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA 
RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA 
RE0052 - Biblioteca municipale Antonio Panizzi - Reggio Emilia - RE 
RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
RM0255 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea - Roma - RM 
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM 
RM0997 - Biblioteca del Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell'Universita' degli studi di Roma La Sapienza - Roma - RM 
TO0636 - Biblioteca interdipartimentale Gioele Solari dell'Universita' degli studi diTorino - Torino - TO 
VE0047 - Biblioteca Querini Stampalia - Venezia - VE 
VI0172 - Sistema bibliotecario urbano di Vicenza - Vicenza - VI 
Codice identificativo: IT\ICCU\TO0\0604751 
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
Bersellini, Guido 
ISBD: Il riscatto : 8 settembre-25 aprile : le tesi - Milano : F. Angeli, [1998] - 250 p. ; 22 cm. 
Collezione: Album della storia 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-464-0677-X 
Bibliografia Nazionale - 98-9557 
Nomi: Bersellini, Guido 
Soggetti: De_Felice, Renzo . Rosso e nero 
Repubblica sociale italiana <1943-1945> 
Resistenza - Italia 
Classificazione: 945.0916 - STORIA DELL'ITALIA, 1943-1946 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: AT0047 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societàcontemporanea in provincia di Asti - Asti - AT 
BO0098 - Biblioteca universitaria di Bologna - Bologna - BO 
BO0392 - Biblioteca dell'Istituto Gramsci - Bologna - BO 
BO0442 - Biblioteca del Dipartimento di Discipline Storiche. Universita' degli Studi di Bologna - Bologna - BO 
BO0461 - Biblioteca del Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia. Universita' degli Studi di Bologna - Bologna - BO 
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
LI0006 - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Livorno - Livorno - LI 
MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI 
MI0270 - Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli - Milano - MI 
MI0305 - Biblioteca Ferruccio Parri - Milano - MI 
MI1022 - Biblioteca dell'Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio - Sesto San Giovanni - MI 
MI1260 
MI1262 
MN0120 - Biblioteca del Centro culturale polifunzionale Gino Baratta - Mantova - MN 
NO0061 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza in provincia di Novara Piero Fornara - Novara - NO 
PD0316 - Biblioteca generale della Facolta' di scienze politiche Ettore Anchieri dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
PD0328 - Biblioteca del Dipartimento di storia dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
PV0144 - Biblioteca della Facolta' di scienze politiche dell'Universita' degli studi di Pavia - Pavia - PV 
PV0315 - Biblioteca interdipartimentale unificata Plinio Fraccaro dell'Università degli studi di Pavia - Pavia - PV 
RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA 
RA0044 - Biblioteca comunale - Solarolo - RA 
RA0069 - Biblioteca dell'Istituto storico della Resistenza - Alfonsine - RA 
RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
RM0210 - Biblioteca della Fondazione Lelio e Lisli Basso - Roma - RM 
RM0255 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea - Roma - RM 
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM 
RM0997 - Biblioteca del Dipartimento di storia moderna e contemporanea dell'Universita' degli studi di Roma La Sapienza - Roma - RM 
RM1007 - Biblioteca del Dipartimento di studi politici dell'Universita' degli studi di Roma La Sapienza - Roma - RM 
RN0013 - Biblioteca civica Gambalunga - Rimini - RN 
TO0162 - Biblioteca civica centrale Camillo Alliaudi - Pinerolo - TO 
TO0464 - Biblioteca dell'Istituto piemontese Antonio Gramsci - Torino - TO 
Codice identificativo: IT\ICCU\LO1\0457886 
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
Garello, Giancarlo 
ISBD: Centauri su Torino : la Squadriglia Bonet - Milano : Giorgio Apostolo, [1998] - 250 p., XVI p. di tav. : ill. ; 30 cm. 
Collezione: Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Nomi: Garello, Giancarlo 
Soggetti: Aviazione Nazionale Repubblicana - Squadriglia 
Bonet - 1944-1945 
Repubblica sociale italiana . 1943-1945 - 
Aviazione militare 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: MI0339 - Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano - MI 
Codice identificativo: IT\ICCU\LO1\0484096 
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
Garobbio, Aurelio 
ISBD: A colloquio con il Duce / Aurelio Garobbio ; a - Milano : Mursia, [1998] - LXVIII, 281 p. ; 21 cm. - Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale(( - Seguono appendici. 
Collezione: Testimonianze fra cronaca e storia. Guerrefasciste e seconda guerra mondiale 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Numeri: ISBN - 88-425-2422-0 
Bibliografia Nazionale - 99-9892 
Nomi: Garobbio, Aurelio 
Mussolini, Benito 
Vigano, Marino 
Soggetti: Repubblica sociale italiana <1943-1945> - 
Diari e memorie 
Classificazione: 945.0916092 - Penisola italiana e isoleadiacenti. Periodo della resistenza armata edella fine del Regno, 1943-1946. Persone 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: AL0135 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea in provincia di Alessandria - Alessandria - AL 
AT0047 - Biblioteca dell'Istituto per la storia della Resistenza e della societàcontemporanea in provincia di Asti - Asti - AT 
BO0305 - Biblioteca comunale di Storia della Resistenza - Bologna - BO 
BO0392 - Biblioteca dell'Istituto Gramsci - Bologna - BO 
CN0037 - Biblioteca civica - Cuneo - CN 
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI 
FI0209 - Biblioteca di scienze politiche Cesare Alfieri dell'Universita' degli studi di Firenze - Firenze - FI 
GO0025 - Biblioteca statale Isontina - Gorizia - GO 
MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI 
MI0185 - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI 
MI0305 - Biblioteca Ferruccio Parri - Milano - MI 
MI0339 - Biblioteca delle Civiche raccolte storiche. Museo del Risorgimento - Milano - MI 
MI0669 - Biblioteca della Facolta' di scienze politiche dell'Universita' degli studi di Milano - Milano - MI 
MO0035 - Biblioteca comunale - Mirandola - MO 
MO0135 - Biblioteca civica Antonio Delfini - Modena - MO 
PD0316 - Biblioteca generale della Facolta' di scienze politiche Ettore Anchieri dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
PD0328 - Biblioteca del Dipartimento di storia dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD 
RA0030 - Biblioteca di storia contemporanea - Ravenna - RA 
RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
RM0255 - Biblioteca di storia moderna e contemporanea - Roma - RM 
RM0267 - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM 
VA0059 - Biblioteca civica Luigi Majno - Gallarate - VA 
Codice identificativo: IT\ICCU\RAV\0324605 
 
 
>>>Titolo privo di Recensione 
ISBD: Chi erano veramente i ragazzi e le ragazze di - [Collegno] : ANPI Sez. M. O. "Renzo Cattaneo", stampa 1998 - 70 p. : ill. ; 21 cm. 
Collezione: Saggi 
Livello bibliografico: Monografia 
Tipo di documento: Testo a stampa 
Soggetti: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 1943-1945 - 
CONGRESSI - COLLEGNO - 1998 
Paese di pubblicazione: IT 
Lingua di pubblicazione: ita 
Localizzazioni: MI0305 - Biblioteca Ferruccio Parri - Milano - MI 
RM0098 - Biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci - Roma - RM 
TO0080 - Biblioteca civica - Collegno - TO 
Codice identificativo: IT\ICCU\IEI\0122808 
 
 

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