CELEBRAZIONI DI VENT'ANNI FA. IL BOMBARDAMENTO
DI TREVISO
Trascritta dal cyberamanuense
Bruno Fanton
Perchè il bombardamento del
7 aprile? A 37 anni di distanza è ancora difficile rispondere a
questo interrogativo. Lo ricorda Mario Altarui, autore di numerosi libri
su Treviso con documentazioni fotografiche del periodo bellico e post bellico,
in questo intervento che pubblichiamo sotto.
"Distrutta nei suoi edifizi;
bagnata nelle sue piazze del sangue delle vittime innocenti; 1600
uccisi * e 250 feriti per bombardamenti. E' quanto attesta la motivazione
della medaglia d'oro al valore militare conferita a questa nostra città…
che altri sacrifici conobbe, insieme a tutta la sua provincia e sia pure
meno cruenti allorchè, come la stessa motivazione ricorda, essa
fu "supremo baluardo della Patria sulle rive del Piave nella guerra
1915-18". La data del 7 aprile 1944 compendia e simboleggia le ripetute
aspre prove cui Treviso ha dovuto sottostare, e la sua ricorrenza, certamente
rinnovatrice d' angoscia per i superstiti, non può lasciare indifferente
la sopravvenuta generazione, anche se ancor oggi gli interrogativi di ieri
non hanno un esauriente risposta.
Perchè?
Ognuno di noi ha tentato di ricercarne
i motivi, al di là della semplice deduzione che quella guerra non
ebbe limiti alla crudeltà. Del tutto errata è l'ipotesi che
i bombardieri abbiano sbagliato obiettivo invece di colpire Tarvisio, o
Treviglio (che è in Lombardia) o Treviri che si trova addirittura
in Germania. Bugiarda è la giustificazione data da Radio Londra
che volle sostenere che "l' attacco contro la città di Treviso
è avvenuto durante l'incontro Graziani-Von Ribbentrop, mentre si
svolgeva una grande parata militare in onore del ministro germanico"
. Insufficiente è il motivo della presenza a Treviso del ministero
repubblichino dell'agricoltura e delle rappresentanze della corte dei conti,
dell'ente radiofonico e dell'istituto nazionale di statistica, e della
possibile venuta in città e periferia di organizzazioni militari
tedesche tra cui un centralino telefonico in linea diretta con Hitler.
Treviso rappresentava indubbiamente
un nodo ferroviario di un certo interesse per i trasporti sulla linea Udine
- Tarvisio, e lungo le diramazioni per Mestre e la Valsugana, ma allora
è da dire che c'è stato un incomprensibile "spreco"
di bombe per buttare all'aria la stazione ferroviaria e pochi chilometri
di binario.
Se ci fossero stati motivi validi,
non sarebbe tuttora soggetta al vincolo del segreto la documentazione
alleata riguardante quel venerdì Santo col quale gli anglo-americani
vollero essere nemici di Treviso.
Quanti furono i morti? Non lo si saprà
mai esattamente, perchè oltre a circa 1200 trevigiani residenti,
tra le macerie della città è morto un altro migliaio di
persone tra cui un numero imprecisato (qualche decina) di soldati tedeschi
compresi (forse) alcuni generali che si trovavano all'albergo "Stella
d'oro".
Non pochi furono i morti di altri
Comuni della marca, quel giorno presenti a Treviso, ma non di tutti si
conosce il nome. E' infatti da ricordare che alcuni Comuni della Provincia
sono ancor oggi sprovvisti dell'elenco dei propri abitanti, militari
e civili, rimasti vittime di quella guerra che costò alla Marca
trevigiana 7 mila morti: più di 5 mila militari (tra i quali circa
1500 morti o dispersi in Russia) e poco meno di 2 mila civili, quasi
tutti periti nell'ultimo anno di guerra, a causa dell'azione terroristica
del 7 aprile e degli altri 34 bombardamenti e 21 mitragliamenti
sulla città e le decine di altre incursioni aeree compiute sull'
area provinciale.
***
Dallo stesso giornale, stesso numero:
Cinquanta bambini di Fiera-Selvana,
con i loro insegnanti, si recheranno oggi pomeriggio al tempietto della
Madonnetta, a Santa Maria del Rovere. Ricorderanno i loro 123 coetanei
periti nei bombardamenti del venerdì santo di 37 anni fa.
"Abbiamo voluto coinvolgere i
ragazzi in un capitolo di storia tra i più drammatici della nostra
città", spiegano i responsabili del quartiere. Un capitolo
non ancora chiaro nelle sue motivazioni, ma tristemente pesante come risultati:
un numero di morti incalcolabile (oltre ai 123 bambini) ed il cuore della
città raso al suolo.
"...dolor sora dolor se imuciarà/ma
vegnarà un bel dì l'ultima fase/e alora in tuti tornarà
la pase..." *2, scriveva in vernacolo Alberto Albanese, che testimoniò
in versi quel "venare santo". La pace è venuta, ma è
il ricordo che sembra affievolirsi. Bastano la messa di suffragio del vescovo
(alle 9.30: nella chiesa di S. Maria Ausiliatrice), i rintocchi del Campanone
civico (alle 13), i manifesti listati a lutto? La miglior maniera per ricordare
la offrono i bambini di Fiera Selvana. (un quartiere di Treviso n.d.r.).
E ancora:
Manifesti listati a lutto, in tutta
la città, per ricordare ai trevigiani una ricorrenza ancora triste:
il bombardamento del 7 aprile 1944.
Di questo episodio Treviso porta i
segni a tutt'oggi: non sono più di una decina, forse, ma ci sono,
le case rimaste distrutte da quella volta. Una traccia non ancora cancellata
della violenza della guerra.
Una traccia che spetterebbe a strumenti
urbanistici non ancora approntati dall'amministrazione cancellare, ma in
modo da non aggravare maggiormente il già grave fenomeno dell'esodo
dei trevigiani dalla città.
Come ogni anno, anche in questo, il
37°, il sindaco Antonio Mazzarolli ha scritto ai trevigiani. Il suo
messaggio è sui muri della città e invita alla pace. "Essere
facitori, e non solo predicatori, di pace in un mondo denso di passioni
nobili e volgari, che sente la suggestione della forza e non ripudia il
mito della violenza significa: battersi sempre per la comprensione fra
i popoli, la loro indipendenza, la libertà; superare ogni razzismo,
ogni colonialismo, ogni tentativo di sopraffazione o di eversione, ogni
totalitarismo; , operare per la crescita eeonomica e civile dell'umanità
perchè lo sviluppo è il nome nuovo della pace.
Oltre che a partecipare alle manifestazioni
di oggi, il sindaco invita a raccogliere e perpetuare l'insegnamento che
il 7 aprile tramanda: "Mai più la guerra". Treviso, ricorda
Mazzarolli nel suo messaggio, subito dopo il bombardamento si era raccolta
nella chiesa di San Francesco con il vescovo Mantiero, martoriata nelle
carni e nel cuore, ma non smarrita, non vinta, protesa fin d' allora a
quella rinascita, a quella resurrezione morale, materiale, civile e sociale
che la Pasqua già preannunciava e quasi prefigurava.
NOTE
*1 = conteggio relativo ai soli cittadini anagraficamente
residenti nel Comune.
*2 "... dolore sopra dolore si ammucchierà/ma
verrà un bel dì l' ultima fase/e allora in tutti tornerà
la pace...".
Mazzaroli era il precedente sindaco, democristiano,
di Treviso.
IL GAZZETTINO QUOTIDIANO
del 7 Aprile 1981
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