Vittorio Martinelli Primavera di Sangue 1945
«LA CORRIERA FANTASMA»
Zanetti Editore, Piazza Treccani 3, 25018 Montichiari (Bs). Pag. 160
- Lire 18.000
Martinelli, Vittorio
ISBD:
La ' corriera fantasma' : primavera di sangue - Montichiari [Brescia] :
Zanetti, [1988] - 160 p. : ill. ; 24 cm. - La bifora
Collezione:
La bifora
Livello
bibliografico: Monografia
Tipo
documento: Testo a stampa
Nomi:
Martinelli, Vittorio
Paese
di Pubblicazione: IT
Lingua
di Pubblicazione: ita
Localizzazioni:
MO0120 - Biblioteca comunale - Sassuolo - MO
MO0155 - Biblioteca dell'Istituto
Storico della Resistenza di Modena e Provincia - Modena - MO
Codice
identificativo: IT\ICCU\MOD\0408451
Mugnone, Giuseppe
L'Italia ufficiale «nata dalla resistenza»
ha sempre allegramente celebrato le «radiose giornate» della
primavera 1945 ignorando le innumerevoli uccisioni che vennero perpetrate
in quei giorni, dopo la fine della ostilità, nei riguardi difascisti
o «presunti tali».
Una delle stragi più note, ma insieme più
misteriose nelle modalità di svolgimento, fu quella connessa con
l'oscura e nebulosa vicenda che fu detta della "corriera fantasma",
ripresa, sviscerata a fondo e finalmente chiarita in un volume uscito proprio
in questi giorni.
Quali gli avvenimenti? Febbraio 1968: a seguito
di una segnalazione anonima, carabinieri scoprono nella "bassa"
modenese - che fu chiamata a quell'epoca "Messico d'Italia" -
una fossa comune contenente alcuni scheletri,- torna così alla ribalta,
dopo ben 23 anni, il mistero della "corriera fantasma", un automezzo
della Pontificia Opera di Assistenza partito da Brescia a metà maggio
1945 carico di passeggeri, molti dei quali non erano mai giunti a destinazione,
s'erano come dissolti nel nulla. Certo, erano stati uccisi. Ma dove, perché
e da chi?
La stampa si scatena, l'opinione pubblica s'appassiona,
gli interrogativi si moltiplicano: come mai si parla di "corriera
" se da Brescia è stato visto partire un camion? E poi: il
camion aveva o no rimorchio, portava solo uomini o anche donne e bambini,
dato che le testimonianze a questo riguardo, pur attendibili, sono contrastanti?
Il mezzo è scomparso insieme all'autista, ucciso a sua volta, oppure
ha fatto ritorno?
E ancora: chi erano i passeggeri? "Poliziotti"
della Repubblica Sociale Italiana rimasti incredibilmente in uniforme,
collaborazionisti evasi da un campo di concentramento, ricchi ebrei, prelati
travestiti o alte personalità fasciste? E chi erano gli assassini?
Partigiani oppure delinquenti comuni travestiti da guerriglieri per sviare
le indagini?
Conseguentemente: "azione di guerra" o
delitto comune?
Questi, e molti altri, gli interrogativi dibattuti
dalla stampa dell'epoca. Vittorio Martinelli, l'autore, commilitone ed
amico di alcuni degli scomparsi, ex Allievo della Scuola Ufficiali di Oderzo,
valendosi di una documentazione amplissima (atti completi di tre procedimenti
giudiziari, rapporti dei Carabinieri, verbali d'interrogatorio) ha ricostruito
gli avvenimenti nei dettagli, grazie anche ad alcune preziose recenti testimonianze.
Non a caso le generalità degli assassini
- pure ben note - sono state omesse: in circostanze come queste solo i
fatti contano, e nel libro i fatti sono ricostruiti fedelmente (miracolosamente,
quasi, dopo tanto tempo) con il richiamo costante agli alti ufficiali e
alle dichiarazioni dei testimoni, senza che appaia - la circostanza è
sottolineata dall'autore - una sola parola di commento.
Ne è uscita una pagina di storia autentica,
scritta con totale aderenza alla verità, con scrupolo asoluto, ma
in pari tempo con stupefacente efficacia narrativa: la si legge d'un fiato,
con l'interesse che di solito è riservato ai «gialli»,
mentre ogni fatto, ogni parola della narrazione è documentato con
rigore storico.
Numerose fotografie e documenti originali e un'appendice
che ricorda numerosi altri episodi di sangue avvenuti nella zona a quell'epoca,
completano il quadro, illuminando di una luce cruda e tragica il periodo
dell'immediato secondo dopoguerra, finora trascurato dalla storiografia.
E' significativo il fatto che, sia pure dopo molti
anni, i Carabinieri abbiano braccato con vero accanimento, e nonostante
mille difficoltà, ed individuato senza alcun possibile dubbio, inchiodandoli
alle loro responsabilità, gli autori delle stragi. Ma significative
(o meglio, agghiaccianti) sono sorattutto le motivazioni con le quali gli
assassini furono poi del tutto scagionati dalla «giustizia».
Nell'ultima sentenza si legge.- "...il motivo
dell'eccidio fu rappresentato dal sospetto che si trattava di persone coinvolte
con la cessata R.S.I. e quindi di avversari politici. Un sospetto che già
animava gli esecutori in via generale rispetto a tutti coloro che provenivano
dal Nord Italia... "! "In quei momenti anche un sospetto poteva
costare caro al sospettato. L'eccidio fu dunque animato negli autori da
un movente politico, tendente a combattere, attraverso la distruzione fisica
di quelle persone, le Idee che essi, per convinzione degli autori, avevano
incarnato e che venivano ritenute contrastanti con l'interesse della società
e dello Stato. Quindi fu un plurimo omicidio con movente politico. Tale
qualifica rende il reato sensibile all'operare dell'amnistia concessa con
D.P. R. 4 giugno 1966 (n. 332 art. 3 Lett. a). Invero, in base a tale norma
sono stati amnistiati tutti i reati commessi dal 25 luglio 1943 al 2 giugno
1946 da appartenenti al movimento della Resistenza, e da chiunque abbia
cooperato con essa, determinati da movente a fine politico e se connessi
con tali reati. Il reato di specie è oggettivamente politico e gli
autori di esso appartenevano al movimento della resistenza. Concorrono
dunque interamente i requisiti oggettivi e soggettivi per l'operare di
tale causa estintiva, né sussistono condizioni ostative per nessuno
degli imputati... ", che dunque furono "prosciolti dal reato
di omicidio plurimo aggravato e continuato in quanto estinto per amnistia"!
Su basi come quelle si pretese di fondare una società
civile e un nuovo ordine morale. E se si considera quali furono tali basi,
la putrefazione del regime che le elesse a proprio fondamento e lo sfascio
totale nel quale quel regime ha coinvolto l'Italia non possono certo meravigliare.
NUOVO FRONTE N. 95 (1988) Umberto Scaroni Rubrica "Leggiamo
assieme" a cura di M. Bruno.
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